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giovedì 25, aprile 2024

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Aumentano le tariffe Pra! Non ci posso credere!

Aumentano le tariffe Pra! Non ci posso credere!

Aumentano le tariffe Pra! Non ci posso credere!

E continua così il gioco delle tre carte nella burocrazia dell’auto, un gioco ormai divenuto insopportabile

Non ci posso credere: è stata la mia prima esclamazione alla notizia dell’imminente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto ministeriale che avrebbe aumentato le tariffe PRA. Sorpresa per una novità improvvisa e inaspettata, a cui si è poi aggiunto un crescente senso di incredulità alla lettura degli aumenti apportati e delle motivazioni addotte. Una vera e propria mazzata per le tasche degli automobilisti e imprese, pari a diverse decine di milioni di euro l’anno. Un aumento, secondo il Governo, giustificato dalla necessità di riequilibrare i costi del PRA nella gestione del servizio. E poi dalla eliminazione dell’aggio provinciale per l’incasso IPT e, per finire, dalla esenzione del pagamento di emolumenti per alcune decine di migliaia di pratiche l’anno!
La fantasia che supera la realtà. Non ci posso credere, appunto. Un aumento indiscriminato che colpisce sia milioni di pratiche che altrettante che non hanno nulla a che fare con l’IPT. Addirittura si è raddoppiato il costo delle visure, un servizio in forte espansione e notevole redditività per Aci, elemento essenziale per avere notizie dello stato giuridico di un veicolo prima di una trascrizione, una garanzia da fornire agli utenti il cui spropositato aumento (111%) è ben difficile da giustificare in termini di costi visto che la stragrande maggioranza dei casi si gestisce informaticamente e non più agli sportelli. Così come i benefici che ritornano agli utenti per le formalità esentate sono rivolti a ben poche pratiche (perdite di possesso, fermi amministrativi, disabilità) che rappresentano solo il 3/4% del totale l’anno. Ancora una volta stiamo assistendo, nella burocrazia dell’auto, al ben noto gioco delle tre carte con il quale si cerca di occultare la verità, a danno di cittadini, imprese e dello Stato stesso, nonché degli sportelli telematici dell’automobilista gestiti dagli studi di consulenza. Come è stato esplicitato nel telegramma congiunto delle Associazioni di categoria, il Decreto, malgrado abbia citato lo STA , si è ben guardato dal verificare cosa fosse o meglio cosa sia diventato oggi il servizio offerto dal PRA.
Se si fosse fatto, il Governo si sarebbe accorto di una ben altra realtà che vede oltre 5500 imprese private gestire operativamente tutti gli adempimenti per l’esecuzione e la definizione di oltre il 74% delle formalità che si richiedono annualmente all’archivio del PRA, compreso il pagamento dei relativi tributi. Con questo decreto aumentano le discriminazioni siano esse operative che economiche, tutte a danno delle imprese private perché costrette a pretendere dai propri clienti il pagamento delle tariffe PRA maggiorate, malgrado quest’ultimo non abbia più costi visto che non svolge quasi più alcuna attività rispetto a quelle pratiche! Che non siano affermazioni di parte, quelle appena esposte, lo dimostra il combinato disposto tra quanto affermato dalla Commissione Tecnica del Ministero dell’Economia e delle Finanze nel rapporto sulla revisione della spesa pubblica depositato alla Parlamento il 12 giugno 2008 e il contenuto dell’impegno assunto dal Governo Berlusconi il 27 aprile 2010 su richiesta unanime del Presidente e dei Componenti della 8^ Commissione Lavori Pubblici del Senato per parificare, appunto, la tariffa pubblico privata delle formalità STA . Come abbiamo detto nel precedente editoriale di febbraio non è più possibile tollerare un doppio sistema pubblico che scarica sugli automobilisti, le imprese e gli operatori del settore duplicazioni e inutili costi ricercando la propria efficienza sulla pelle degli operatori privati. Il Governo anziché eliminare duplicazioni e inutili costi pubblici ha deciso, invece, di aumentare le tariffe per ripianare i deficit di gestione Aci, di un apparato double face pubblico/privato che va ben oltre il PRA. In un Paese normale e moderno questo teorema non può continuare a perpetuarsi.
Ottorino Pignoloni

Segretario Nazionale Studi

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