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Ultimo saluto all’amico Andrea Benicchi

Ultimo saluto all’amico Andrea Benicchi

| il 09, ago 2015

Giovedi 13 p.v. presso l’ospedale Gemelli di Roma, dalle ore 8,30 verrà allestita la camera ardente per l’amico e collega Andrea Benicchi.

Il funerale si terrà  alle ore 10.30 presso la chiesa Regina Mundi di Via F. Albergotti.
Per chi volesse, La famiglia ha espresso il desiderio di sostenere l’associazione italiana tumori. Il riferimento è Marco Silvi.

Ciao Andrea..

Circa dieci giorni fa mi avevi detto “Damià, però er Tergicristallo nun se scarica mica dal Samsung”. Ma dai Andrea com’è possibile? Ma figurati… “Aó ma guarda tu stesso”. Avevi ragione Andrea. C’era un problema di cui non ci eravamo accorti. E non mi ero accorto nemmeno che stavi male. O forse nemmeno tu lo sapevi. Ma quella sera ci siamo divertiti. E ora, come giustifichi il peso di un’assenza? Come riempi il vuoto che essa crea, mentre ti stringe quel nodo alla gola e non riesci e non vuoi e non sai cosa dire.
Siamo un passaggio del vento, passeggeri ignari della nostra destinazione, sicchè il nostro compito diventa riempire le vite degli altri della nostra amicizia e dell’amore destinato a rimanerci dentro luminoso come una volta celeste.
Eredità di affetti, l’ha chiamata il poeta, ed io mi ritrovo con il drammatico incarico di salutarti a nome degli amici che in Unasca ancora non sanno credere che quel tuo sorriso beffardo, ironico e sfuggente lo dovranno ripescare negli angoli di una memoria fragile.
Memoria di uomini, che riempie di lagrime gli occhi.

Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura.

Eppure oggi non sappiamo gioire del Regno dei Cieli, perchè siamo stati abituati a sentire la tua voce, a seguire le tue iperboli politiche, a discutere della nostra vita e dei nostri tempi complicati e a lottare con la forza che abbiamo avuto nel cuore e nella mente per la nostra categoria, per questo mondo un po’ malandato che abbiamo cercato di mettere a posto.
E ci manca.
E ci manchi.
Perchè siamo uomini, e come tali siamo destinati a condividere le nostre solitudini.
Hai lottato con noi, e per un pezzo (piccolo e limitato) lo abbiamo fatto assieme, ed io sono orgoglioso di quella stima che mi hai voluto dimostrare quando, quelle volte che ne abbiamo parlato, mi hai dato suggerimenti e consigli.
Ma lo hai fatto di più con loro, hai lavorato e lottato con Ottorino, Emilio, Antonio, Marco, Cesare, e tutti i colleghi con cui hai vissuto momenti che vorrei saper definire meglio di indimenticabili, ma che non trovano parole migliori, ora, nel momento di consumare un addio improvviso, inaspettato, così fortemente doloroso, lacerante.

“Oh me oh vita!
Domande come queste mi perseguitano,
Infiniti cortei d’infedeli,
Città gremite di stolti,
Che vi è di nuovo in tutto questo,
Oh me, oh vita!

Risposta

Che tu sei qui,
Che la vita esiste e l’identità,
Che il potente spettacolo continui
E che tu puoi contribuire con un verso”

E allora grazie per averci donato la tua amicizia, grazie per averci donato quel tuo verso, quel soffio di vita che hai voluto condividere con noi.
Ora perdonaci le lagrime, che la tristezza che abbiamo nel cuore non sappiamo nasconderla, ma quando essa passerà sapremo gioire con te di tutto il bene, e il bello che ci hai regalato in questa vita.
E allora saremo capaci di continuare il potente spettacolo, perchè sapremo che tu sei stato qui, che tu sei qui, che anche grazie a te noi siamo qui; e continueremo a lavorare e gioire e discutere e arrabbiarci e combattere e vivere come faresti tu.
Buon viaggio, e che il sonno ti sia lieve.

Damiano Beltotto

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