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L’elogio della normalità

L’elogio della normalità

| il 20, ott 2015

 

Con questo editoriale si chiude un quadriennio ricco di impegni, di difficoltà e di tanta frustrazione. E’ maledettamente noioso ripercorrerlo tanta è la voglia di lasciare tutto dietro alle spalle. E’ invece di gran lunga più importante guardare avanti alla ricerca di un po’ di serenità, di prospettiva, insomma di normalità. E credo siano questi gli obiettivi sui quali dobbiamo concentrarci sempre più e dedicare loro maggior attenzione possibile e farlo con determinazione. Valorizzare il bicchiere mezzo pieno, allontanando l’attenzione alle ridicolaggini con cui siamo costretti a convivere ogni giorno. E’ una fase di transizione quella che sta vivendo il Paese, in ogni suo aspetto, così come sta avvenendo nel nostro settore, quello automobilistico. Che si arricchisce, quotidianamente, di presunte novità che tendono invece ad aumentare il caos, l’incertezza futura e quel senso di frustrazione che è naturale provare di fronte alle assurdità, in particolare quando tendono ad incidere sul lavoro delle imprese, sulla normale vita delle persone, nelle loro aspettative. Certo lo scandalo Volkswagen ha avuto un impatto devastante sull’opinione pubblica mondiale nello stesso momento in cui i potenti del mondo (Papa Francesco, Obama, Li Keqiang) si occupano della tutela dell’ambiente. Uno scandalo che rischia di sconvolgere gli assetti nel mondo dei costruttori e modificare radicalmente le politiche del settore. Certo, venire a conoscenza della dichiarazione di guerra, così la definisce Quattroruote, che Aci ha ufficializzato verso il Parlamento e il Governo, cioè due poteri dello Stato, lascia interdetti così come stupefatti si rimane nell’assistere, dall’oggi al domani, allo stravolgimento operativo delle formalità Pra e alla nascita di un nuovo ulteriore archivio, quello degli atti di vendita “preventivi, intenzionali”. Con aggravio dei procedimenti, senza semplificazioni di alcun genere o riduzione dei costi a favore di alcuno, ma con il solo beneficio di rimpinguare ancor più le casse di Aci già gonfie (58 milioni in più lo scorso anno) dal regalo (illegittimo) del Governo Monti. Per non parlare poi delle crescenti palesi difficoltà operative degli Uffici Motorizzazione in carenza di personale, in difficoltà operativa che tendono a precarizzare sempre più i servizi resi. Di fronte a questi scenari carichi di interessi di parte, spesso di interessi che non hanno niente a che fare con quelli generali, noi, il nostro mondo fatto di migliaia di piccole imprese organizzate e ben strutturate sul territorio, non dobbiamo sentirci inermi, incapaci o impossibilitati ad agire, ad operare, ad intraprendere, anzi, è l’esatto contrario. Gli Studi sono essenziali al doppio sistema pubblico. Malgrado le reiterate menzogne che ascoltiamo in giro circa le nostre funzioni messe in giro ad arte da chi non sa che pesci prendere per difendere l’indifendibile, siamo una rete a cui l’utenza tutta si rivolge ben consapevole delle qualità consulenziali e del servizio loro resi. Questa  è la nostra forza, è l’obiettivo a cui dobbiamo dar valore, il cliente, l’utente, e non curatevi di chi ci vuole scimmiottare, pensando sempre di vincere facile. E vedrete che prima o poi la normalità tornerà a prevalere sulla schizofrenia perché non è in gioco il nostro interesse ma quello più generale, quello collettivo. Questo è il mio augurio per la Categoria che ho avuto l’onore e il piacere di rappresentare in questi ultimi (quasi 23) anni.

Ottorino Pignoloni, Segretario Nazionale Studi Unasca

 

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