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Pra e Aci. Divorzio all’italiana?

Pra e Aci. Divorzio all’italiana?

| il 21, mar 2014

In una divertente canzone sanremese di “Elio e le Storie Tese” presentavano alcuni degli stereotipi tipici delle contraddizioni italiane.

E probabilmente nessuno si sarebbe stupito se ne “La terra dei cachi” ci fosse finita la frase “archivio unico si. archivio unico no”, la storia infinita.

Ed è meglio riderci sopra, piuttosto che doverci continuamente ricordare che da oltre 40 anni abbiamo un problema quanto meno di opportunità. Se è vero come del resto è vero, come del resto è vero, che il sistema del doppio archivio rappresenta un’assurda spesa a carico del contribuente a favore di un Ente che svolge una serie infinita di mansioni privatistiche, con la legge di stabilità che dal 2 marzo dovrebbe garantire una riorganizzazione degli oneri di spesa a carico dello stato dovremmo sulla carta stare certi che l’ anomalia tutta italiana del doppio archivio dovrebbe essere risolta.

Basta riprendere alcune delle dichiarazioni del Presidente Sticchi Damiani per intuire  che di certezze qui non se ne hanno mai.

 

E invece? invece non lo sappiamo, perché se da una parte tutti coloro che hanno affrontato il tema, dal Ministro dei Trasporti Oscar Luigi Scalfaro negli anni ’60 da Franco Frattini nel Governo Dini, fino a Franco Bassanini il “modernizzatore”, tutti, quasi tutti, si sono scontrati con l’ineluttabilità della vicenda.

Ma il problema di quando razionalizzi è che devi muoverti con le certezze granitiche dei numeri. Il problema è che, per quanto l’Ente si voglia coprire i veste statale che tale non è, quando senti parlare di numeri, ogni volta, i numeri cambiano. Senza voler per forza rileggere articoli, inchieste o quant’altro sia stato scritto, basta riprendere alcune delle dichiarazioni del Presidente Sticchi Damiani per intuire  che di certezze qui non se ne hanno mai. Per esempio, nel telegramma che Sticchi Damiani ha indirizzato a Papa Francesco si faceva riferimento ad alcuni numeri (dipendenti diretti  e indiretti[??], soci).

Nell’intervista pubblicata poco tempo fa da Quattroruote, enunciava invece ben altri numeri (su medesime categorie). Poi arriva la Corte dei Conti, che con i numeri proprio non scherza, appendiamo che sono 3.000 i dipendenti Aci. Insomma, dire che è complicato assomiglia di più ad un eufemismo. Ma se da una parte la politica ci prova, seppur timidamente, dall’altra parte i risultati appaiono non dissimili da quelli ottenuti negli ultimi anni.

Tutti, quasi tutti, si sono scontrati con l’ineluttabilità della vicenda

Certo oggi c’è una legge (dura lex, sed lex si diceva una volta) e quindi qualcosa accadrà anche perché fino a prova contraria la legge è uguale per tutti. Il problema semmai è come verrà applicata la Legge, in che modi, e con che finalità. Il punto, come ha ricordato benissimo il sottosegretario D’Angelis non è Aci, ma cosa facciamo a favore dei contribuenti? Continueranno a pagare per doppi archivi, doppie pratiche e doppie fatiche?

Di Mattea Guantirei

Pubblicato sul numero 03/2014 del magazine Il Tergicristallo

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