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Pubblico e privato: siamo alla svolta

Pubblico e privato: siamo alla svolta

| il 22, gen 2014

Maurizio Vitelli, direttore Generale Motorizzazione, Ministero Infrastrutture e Trasporti

Basta carta: è quanto dice Maurizio Vitelli – Direttore Generale Motorizzazione – Ministero Infrastrutture e Trasporti, intervenuto al Convegno Nazionale Unasca. Che in questa intervista esclusiva fa il punto sulla necessaria integrazione tra pubblico e privato per dare all’Italia procedure e infrastrutture telematiche sempre più certe, sicure e moderne. Sala piena, umori (forse) bigi, certamente non la platea da standing ovation, ma quella attenta, preparata e molto preoccupata di Unasca. Di fronte a queste facce venute da tutta Italia, di fronte a questi uomini e donne che hanno preso appunti tutto il giorno, che hanno seguito i lavori con occhi attenti e orecchi tesi, i segretari nazionali Pignoloni e Patella e al loro fianco Maurizio Vitelli, Direttore Generale della Motorizzazione Civile, che al Convegno Nazionale di Unasca riempie la sala con la voce baritonale e, soprattutto, contenuti nuovi e risposte efficaci. Quando prende la parola la sala si fa fitta fitta, nessuno fiata. E al di là della cronaca dell’incontro tra Vitelli e Unasca abbiamo approfondito con lui quei concetti che ci sono sembrati più importanti da riportare.

Architetto, oggi lei ha detto una cosa importante: “Basta carta”.

Si, e lo ripeto. Noi cercheremo di adeguare le procedure, cosa che abbiamo già fatto in questo ultimo periodo (abbiamo tolto l’esame con il sistema cartaceo a favore dei quiz telematici) e continueremo a farlo anche nel 2014: unificheremo tutti gli esami con il sistema informatico, anche quelli per il recupero dei punti. Poi abbiamo in corso una procedura per la smaterializzazione dello sportello telematico: non si faranno più modelli e modellini, ma tutto sarà a video, tutto sarà compilato sul pc, e tutto verrà poi trasmesso ed archiviato dall’amministrazione sempre in via telematica.

Questo è un segnale che l’Italia si sta un po’ internazionalizzando? Stiamo guardando verso un futuro diverso?

Ma questo è un processo che dobbiamo fare assolutamente, anche perché anche le norme di riferimento ce lo chiedono. Ora noi mandiamo i nostri contratti per il controllo di legittimità alla ragioneria e poi alla Corte dei Conti in via telematica, quindi è un processo che ormai è diventato ineludibile.

Secondo Lei il privato, ovvero la platea che ha avuto di fronte oggi per intenderci, è pronta per questi processi?

Beh sì. L’ha dimostrato per lo meno nel tempo. Quando partimmo con lo sportello telematico, fu una bella scommessa. L’hanno vinta. L’abbiamo vinta assieme. Lo stesso dicasi per la patente centralizzata: sarà una bella scommessa e credo che la vinceremo.

È importante per voi, per lo Stato, l’aiuto dei privati, o comunque di un osservatorio che abbia un punto di vista diverso da quello dello Stato?

Nel ’97 eravamo in 7mila ad esercitare le medesime funzioni di oggi. Adesso siamo 3500. Se non avessimo avuto a corollario delle nostre attività e delle nostre procedure un sistema di attività esternalizzata, saremmo andati in default. Non avrebbero più lavorato loro, e non avremmo più lavorato noi.

Se non avessimo avuto a corollario delle nostre attività e delle nostre procedure un sistema di attività esternalizzata, saremmo andati in default. Non avrebbero più lavorato loro, e non avremmo più lavorato noi.

Nel suo intervento ha fatto un passaggio sulla spending review: ce la farà lo Stato a stare dietro a tutti questi cambiamenti in un periodo storico così complesso?

Questa è un’attività che ha dei punti di caduta specifici: c’è un Ministro, c’è un’amministrazione che è interpretata da dirigenti generali, quindi insieme si cerca di collaborare e di risolvere i problemi che lo Stato ha.

Secondo Lei si andrà verso una collaborazione sempre più attiva tra Stato e privato?

Ritengo di sì. Ma tutta l’economia e la società sono costellate ormai da questa integrazione, in tanti campi non solo nel nostro.

Cosa ci manca per essere al livello di altri Paesi che magari sono un po’ più avanti di noi?

Mi creda non so quanto siamo indietro rispetto agli altri. Di fatto penso che il nostro paese si ponga ai primi posti nel contesto europeo in molte procedure.

Pubblicato sul numero 01/2014 del magazine Il Tergicristallo

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