La fine del denaro
unasca | il 14, Dic 2015
La progressione della tecnologia procede a ritmo esponenziale, cancella abitudini e spesso interi settori industriali. La musica è passata dal nero del vinile al bianco dell’ipod, passando per il walkman che sembrava essere la rivoluzione imperitura. La sicurezza dell’impiegato allo sportello di banca è stata sostituita da una chiavetta elettronica che genera numeri casuali. Cosa succederà al denaro?
È notte e nella piazza estiva i ragazzi si affollano davanti ad un baracchino che vende birre in bottiglia e semplici cocktail.
Si avvicina una ragazza, vestita senza tasche, prende la sua bevanda ed avvicina il telefono alla cassa, digitando un codice e autorizzando la transazione. Poco più avanti c’è una “vending machine” che espone tramezzini e bibite fredde. Manca l’entrata per le monetine, sostituita dal consueto tastierino e la fessura per la carta. Se poi sei al bar, la situazione non cambia: fosse anche per un euro o due, inserisci la carta e digiti il pin. Anche nel quartiere degli hippie, simbolo per eccellenza dell’anticonformismo, tutti gli esercizi commerciali possiedono un terminale. E nascono i primi punti cosiddetti “cashless”, ovvero senza possibilità di pagamento in denaro. Non è il futuro, non è il mondo che verrà, non è il solito articolo che parla di come sarà il mercato tra 2000 anni. Non occorre infatti spostarci avanti nel tempo per vedere questo scenario, basta cambiare parallelo, alzando l’asticella verso l’alto, per ritrovarsi nel mondo del futuro. È vero,
la Scandinavia è sempre un passo “avanti” rispetto al mondo, complice un clima che dissuade dallo svago, un numero basso di persone su territori spesso grandi, una risaputa libertà mentale dai condizionamenti passati e dai legami in generale.
Una rivoluzione già in atto.
Spiegare i perché non è mai un’operazione semplice. Fatto sta che la Danimarca sta guidando una vera e propria crociata per l’introduzione di
strumenti di pagamento elettronici, che limitino al massimo la movimentazione di denaro. Ed è al vaglio un disegno di legge che potrebbe far
diventare il Paese il primo “cashless” del mondo. I vantaggi sono tanti ed evidenti: il denaro contante costa, e costa molto. C’è la carta, la materia prima, sempre più complessa per non essere falsificata. C’è il processo di stampa, anch’esso sempre più accurato e costoso. C’è la gestione del denaro, c’è il ritiro di quello vecchio. Ci sono poi tutti i rischi connessi: le rapine e l’infedeltà dei dipendenti, che
hanno spinto – anche in Italia –molte catene come Leroy Merlin ad imporre agli impiegati di non toccare il denaro: è il cliente che lo inserisce negli appositi alloggi. È ovvio che il sistema danese sia completamente diverso dal nostro, a partire dalle condizioni bancarie, di estremo beneficio per l’esercente. C’è poi l’aspetto culturale, che riguarda sia l’esercente che il pagante. In Italia siamo portati a pagare contante perché così è più facile tenere le spese sotto controllo. L’esercente, dal canto suo, preferisce ricevere denaro contante.
Italia, stiamo arrivando.
13 transazioni su 100 sono elettroniche. Il dato italiano è piuttosto basso, evidente già dopo averlo letto un paio di volte e senza il confronto con il dato europeo: 40%. I motivi sono tanti e plurisfaccettati. Anzitutto, partiamo dal presupposto che i costi per detenere un POS sono piuttosto alti, anche se spesso affogati nelle spese bancarie. C’è l’uso dello strumento, la linea ADSL, le commissioni incredibilmente alte, soprattutto se pensiamo alle carte di credito. Insomma, ce ne è abbastanza per disincentivare tutti, specie per le transazioni di piccolo importo. C’è poi il problema più vasto e diffuso della tracciabilità.
Rischi e vantaggi, incalcolabili.
Ora, ammesso e non concesso che il sistema possa andare avanti così com’è e che – prima o dopo – nel nostro Paese non si realizzi un reale recupero di efficienza, si tralascia il punto essenziale della vicenda: la moneta elettronica porta con sé vantaggi incalcolabili. Anzitutto, a poco a poco che le tecnologie avanzano, i cittadini saranno sempre più inclini ad utilizzarle (basti pensare a quanto fosse inconcepibile fino a poco tempo fa, effettuare un bonifico dal pc o dal telefono). Pagare con moneta elettronica è più facile e legittima a spendere di più. Il pagamento è più leggero perché non si tocca con mano quanto si sta spendendo. In più, carte prepagate, revolving e similari si diffonderanno sempre più, come già avviene negli Stati Uniti dove il cittadino può trovarle al supermercato. Altro vantaggio dell’esercizio commerciale sta nel fatto di limitare al massimo la movimentazione di denaro, minimizzando così la maggior parte dei rischi connessi. Ciò è particolarmente vero per il lavoro di agenzia, che vede il gonfiarsi di contante e rischi nel fine mese. Rischio reso ancora più importante quando c’è di mezzo una Regione, a cui bisogna riversare puntualmente quanto incassato. In aggiunta,i soldi si perdono e si contano male.
I soldi spariscono perché si possono commettere errori…più o meno volontari. Sono tutti costi occulti che non riusciamo o non possiamo calcolare e che diventano evidenti solo quando il dramma è avvenuto o, se siamo fortunati, sfiorato.
La risposta per le Agenzie di pratiche auto.
Lungi dall’essere la soluzione universale, l’introduzione del POS ha comportato diversi vantaggi, questo a prescindere dal POS utilizzato. Lo
strumento ideato da Sermetra Net è invece una risposta specifica per il settore degli studi di consulenza. Anzitutto, per minimizzare la problematica delle commissioni, si è potuto introdurre una tariffa fissa di 1 € per tutte le transazioni inerenti le Pratiche 264. Considerando le normali condizioni medie di una banca, il risparmio è già evidente per le carte di debito (quelle che comunemente chiamiamo
“bancomat”) mentre diventa abissale per le carte di credito (che richiedono di norma oltre l’1,5% della transazione). Un vantaggio enorme anche per il cittadino, che in quest’ultimo caso può vedere l’addebito arrivare il mese successivo rispetto alla “strisciata”.
Un modello per la tassa automobilistica.
Discorso a parte merita la riscossione della tassa auto, una tematica talmente complessa che ha comportato anni e anni di studio. Infatti, grazie al modello messo a punto da Sermetra Net, l’agenzia può far comparire sulla ricevuta un importo aggiuntivo di 0,88€, dovuti dal cliente quali rimborso delle spese sostenute per la moneta elettronica. L’importo è irrisorio per l’utente, che sarà così portato a scegliere questa modalità di pagamento. Vale poi lo stesso discorso delle pratiche: non c’è differenza tra carta di credito e di debito, né per il cittadino, né per l’agenzia. In questo modo, l’agenzia può offrire un servizio aggiuntivo, trasparente e chiaro, agendo nella completa legalità. Un’opportunità oggi presente in vaste parti del territorio e che sarà estesa presto a tutte le Regioni. Nelle attuali Regioni non
coperte, può comunque essere applicata la commissione fissa prevista per le pratiche auto. Queste complesse interazioni sono rese possibili grazie ad un’infrastruttura informatica e protocolli di comunicazione che mettono in relazione lo strumento fisico del POS, il Sito Servizi Sermetra Net e i server dell’istituto di pagamento Paytipper-FlagPay. Un modello unico nel suo genere, ritagliato sulle esigenze delle agenzie di pratiche auto e autoscuole. Nessuna banca, pur nella bontà delle condizioni, può arrivare a creare un sistema come questo e così
fortemente legato al lavoro quotidiano della categoria.