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Cima

STED, facciamo il punto nave

STED, facciamo il punto nave

| il 21, Apr 2020

di Marco D’Agliano, componente Segreteria nazionale Studi UNASCA

Lo Sted sarà vera riforma? Per dare un giudizio sull’attuale situazione legata alla riforma digitale della nautica è opportuno ricordare cosa dicevamo solo alcuni mesi fa: cosa ci aspettavamo dalla riforma sulla nautica? Proviamo a ripercorrere le fasi che hanno portato alla partenza dello Sted, lo Sportello telematico del diportista attivato negli Studi di consulenza.

Con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale n. 49 del 27 2 2019 del Dpr n. 152 del 14 12 2018, era stato avviato il percorso per la regolamentazione dello Sportello telematico del diportista. Il decreto, entrato in vigore il 14 marzo, per essere pienamente attuato doveva attendere l’emanazione di ben sei decreti ministeriali per regolare le procedure, per i collegamenti telematici tra gli Sted e l’Archivio centrale della nautica al Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti. Negli Sted si procede all’iscrizione delle imbarcazioni, con emissione di una sigla alfanumerica nazionale non più legata alla Capitaneria di porto. Inoltre, si possono aggiornare le licenze di navigazione con l’emissione di un nuovo documento, eseguendo tutte le operazioni che attualmente sono svolte dalle capitanerie in materia di pubblicità navale.

Il decreto individua sia i soggetti privati, gli Studi di consulenza nautica e i raccomandatari marittimi abilitati, sia i soggetti istituzionali come le capitanerie, gli uffici circondariali marittimi e gli uffici territoriali del Ministero. In comune hanno lo stesso sistema di collegamento all’Archivio centrale della nautica, cioè il Siste (Sistema telematico della nautica da diporto), con il quale si potranno reperire in tempo reale i dati giuridici e tecnici delle imbarcazioni. Nel suo insieme la riforma, attesa da 12 anni, ha ancora alcune criticità che saranno oggetto di valutazioni successive, soprattutto nell’ottica di una vera semplificazione delle attuali procedure. La fine dei registri cartacei e l’avvento del digitale nella nautica ridurrà i tempi di attesa dei documenti di navigazione, un contributo – ma non può essere il solo – verso una ripresa strutturale del settore. Questo, in sintesi, quanto speravamo come operatori del settore.

Purtroppo, a oggi ci avviciniamo ai sette mesi dall’entrata in vigore dello Sted e malgrado l’impegno profuso per dare un’ossatura al regolamento di attuazione i problemi sul tavolo sono ancora molti. Proviamo a elencarli.

Il programma che gestisce la trasmissione dei dati verso il portale del diportista attivo nel Mit attualmente non interagisce con le software house, impedendo ai gestionali in uso negli Studi di preparare con celerità e senza errori le pratiche da inviare. I tempi di risposta dell’ufficio preposto alla validazione delle pratiche Ucon sono molto lunghi, superiori ai 20 giorni previsti dal Codice del diporto, andando a inficiare quanto di più atteso si richiedeva alla riforma voluta dall’allora ministro Danilo Toninelli, ovvero risposte in tempi molto brevi per allinearsi il più possibile ai sistemi rodati da anni presso gli Sta nel mondo dell’automotive.

In questa fase iniziale, consapevoli delle difficoltà incontrate dal Mit, ci sorprende l’esiguo investimento che il Ministero ha dedicato a questo nuovo e importante presidio della nautica che purtroppo a mio avviso sconta l’impatto con gli operatori professionali che stanno inviando le pratiche in maniera massiva. E porteranno sicuramente il sistema a collassare a partire da gennaio 2021, quando saranno veicolate tutte le pratiche legate al diporto, compresi i passaggi di proprietà, le cancellazioni di bandiera, i duplicati delle licenze di navigazione, ovvero tutto quanto di amministrativo gira intorno alla nautica da diporto.

Ci corre l’obbligo di ringraziare sia i funzionari sia gli addetti dell’Ucon che molto spesso sopperiscono alle limitate risorse con impegno e dedizione, ma la mole di lavoro che crescerà in vista della prossima stagione estiva porterà a un naturale aumento dei tempi di risposta, ai quali si contrapporranno le lamentele degli utenti che vedranno dilatarsi ulteriormente il rilascio dei documenti di navigazione rispetto ai tempi (20 giorni) delle iscrizioni fatte prima della riforma nelle capitanerie.

L’augurio è che lo Sted possa vedere implementate le risorse dal Ministero, al fine di consentire risposte celeri all’utenza e la possibilità di vedere l’Italia allinearsi agli altri Paesi europei, dove l’iscrizione di un’imbarcazione è pronta in cinque giorni. Se ciò non accadrà malgrado gli sforzi degli studi e le puntuali segnalazioni che Unasca invia agli organi competenti, dovremo affrontare un probabile esodo dei nostri armatori verso altre bandiere, con cospicue perdite di gettito erariale.

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