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giovedì 21, Novembre 2024

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Cima

Il dovere di crederci e di resistere

Il dovere di crederci e di resistere

Il dovere di crederci e di resistere

Poco prima di aprire i lavori romani del Consiglio Nazionale ho incontrato un Collega, amico e associato da una vita che mi ha detto: “Caro Ottorino, sono venuto per salutarti e dire che chiuderò l’agenzia a fine anno dopo oltre 40 anni di onorato lavoro. Ci tenevo a ringraziare Unasca per quello che fa, ma per quanto mi riguarda ho deciso di dire stop, scendo dal treno”.

Non nascondo che alla sorpresa (ma come si fa ad essere sorpresi rispetto ad una notizia del genere di questi tempi?) è seguito un certo scoramento, e pure molta delusione. Che rispondere? E’ una sconfitta per me e per l’Associazione – gli ho detto – ma se questa è la scelta che hai fatto significa che è quella giusta da fare dopo aver così tanto lottato in tutti questi anni.

E poi eccomi ad aprire i lavori congressuali raccontando l’episodio capitato pochi momenti prima. Eppure allo scoramento iniziale mentre mi accingevo a proporre la mia relazione, si è sostituita nel corso della giornata e dei lavori la voglia di non mollare, di reagire, di continuare a lottare per mantenere ruolo, lavoro e dignità conquistati nel tempo. Questo, ritengo, è il solo modo di leggere il lavoro che stiamo facendo ormai da anni, e oggi, in questo tempo di crisi, ancora di più. Un impegno incessante, un’azione crescente e sempre più ad ampio raggio, in ogni ambito. Perché oggi abbiamo un ruolo determinante. Nei confronti dei soci che in noi trovano anche degli amici a cui confidano il desiderio di mollare tutto, ma di più un circuito associativo unito e concreto, così come un soggetto propositivo e battagliero: penso al nostro percorso di attività finalizzato a semplificare la burocrazia, con l’obiettivo duplice di tutelare gli utenti e dare garanzie alla PA, creando una diversa operatività del lavoro; penso all’archivio unico dei veicoli. Poi, alle proposte di riforma presentate al Governo e al Parlamento entrato a regime (??) nel maggio scorso. Poi ancora ad una serie di azioni per tutelare l’immagine e il ruolo d’impresa privata in capo agli studi STA messi in pericolo dall’illegittimo aumento delle tariffe PRA e dall’insostenibile doppio servizio pubblico i cui costi continuano a lievitare a carico del nostro lavoro, che è sempre più a scarsa redditività.

Tante le azioni: dal ricorso al Tar Lazio per arrivare alla segnalazione che stiamo avviando presso la Comunità Economica Europea evidenziando l’assurdità di un doppio sistema pubblico che, nel caso del PRA, si fa aiutare dallo Stato a danno della Collettività e delle Imprese. E poi ancora un’incessante azione propositiva affinché il Legislatore, sia alla Camera che al Senato, ponga il tema della semplificazione e dell’unico archivio pubblico. Una riforma che anche il Commissario Straordinario per la revisione della spesa pubblica voluto dal Governo Letta ha posto come meritevole di essere affrontata e quindi tra i punti del programma dei lavori.

Che sia la volta buona? Non lo so. C’è un momento in cui il meccanismo si inceppa: perché la burocrazia di questo Paese è un giogo che prende tutti e che spesso non ti lascia respirare e ti costringe a mollare. Ma noi abbiamo il dovere di crederci: dobbiamo credere che prima o poi le persone che ricoprono incarichi di governo si convincano non solo della bontà delle nostre proposte, ma anche della necessità che ha questo Paese di cambiare le regole. Basta pagare due, tre, quattro volte gli stessi servizi per mantenere in vita pachidermiche strutture mangia soldi.

Noi soci Unasca, noi Studi di Consulenza possiamo essere in questo ambito la risposta alle necessità di modernizzazione del Paese.  ora che le Istituzioni lo capiscano, e ci mettano nelle condizioni di lavorare con tranquillità e serenità. E allora per questo dobbiamo resistere. E lavorare. Lavorare insieme per cambiare un pezzo importante del nostro Paese, per migliorare il futuro del nostro settore, per aiutare i cittadini a vivere meglio e magari a risparmiare dei soldi. Non avendo paura. Ma credendo ancora nella forza del nostro lavoro.

Ottorino Pignoloni

Segretario Nazionale Studi

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