Prima la formazione, poi la repressione
Prima la formazione, poi la repressione
In queste settimane il nostro ufficio stampa non ha lanciato notizie e messaggi relativi al mondo autoscuole, ma ci ha pensato qualche “collega” a riempire le pagine di cronaca nera, prima con gli arresti a Latina e poi a Reggio Emilia. Di questi fatti ci occupiamo e ne diamo il giusto risalto, ma francamente ci piacerebbe non dovercene occupare più.
Da oltre un anno Unasca sta spingendo sul tema della legalità, della lotta alla corruzione e dei comportamenti scorretti che mettono in crisi, prima di tutti, gli operatori onesti. Hai voglia a spendere energie, soldi, risorse, per sottolineare il ruolo sociale della autoscuole, l’importanza della formazione, la qualità degli esami per la sicurezza stradale quando poi le autoscuole e gli esaminatori finiscono in cronaca nera.
Ma non dobbiamo farci prendere dallo sconforto, i disonesti ci sono sempre stati e probabilmente ci saranno sempre. Quello che è certo è che noi continueremo a batterci per la legalità, per l’onestà e per la qualità del nostro lavoro, chiedendo al Ministero di fare altrettanto per garantire gli operatori professionali, ma soprattutto la sicurezza dei cittadini. Da tempo chiediamo controlli e il fatto che sempre più spesso vi siano indagini significa che i controlli si fanno. Chiediamo che si facciano anche prima che scoppino casi eclatanti e che si mettano in atto procedure semplici, ma efficaci, che garantiscano un minimo di controllo e di trasparenza: la rotazione degli esaminatori, le modalità di esame veramente pubbliche, la pubblicazione sul sito della Motorizzazione provinciale dei corsi di recupero punti e di formazione iniziale e periodica della carta di qualificazione del conducente, fino alla tanto agognata “scatola nera.” Dobbiamo convincerci che i controlli e la repressione sono solo un lato della medaglia. L’altro è la cultura della legalità e il senso del dovere.
Lo diciamo in tutti gli ambiti quando si tratta di sicurezza stradale: prima la formazione e poi la repressione, esaltando il nostro ruolo. La stessa cosa ha valore in altri campi, nella vita di tutti i giorni.
La repressione serve a colpire una minoranza che non si adatta o non vuole accettare le regole di convivenza, ma non è possibile vincere la battaglia della legalità se non vi è una cultura diffusa nella maggioranza. Non è solo una mia convinzione, mi rifaccio alle parole di persone che hanno dato la vita nella lotta alla criminalità e che consideriamo eroi: Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino. Hanno sempre detto che la battaglia si vince, oltre che con la polizia e la magistratura, con le piccole azioni quotidiane: pagare il biglietto del tram, per esempio, o rifiutare una raccomandazione. Noi la dobbiamo vincere nel praticare correttamente e professionalmente il nostro lavoro. Troppe volte sento che per pigrizia o per “colpa della crisi” il collega non effettua le guide notturne, non va in autostrada, ecc. Certificare il falso è un reato e nel nostro caso assume un aspetto penalmente rilevante visto che rivestiamo un ruolo di pubblica utilità; il “collega” che si presta a questo gioco tradisce la fiducia che lo Stato ha riposto in noi, affidandoci un compito rilevante e in esclusiva; tradisce la fiducia del cliente che si è affidato all’autoscuola per effettuare il percorso necessario al conseguimento della patente, la fiducia dei genitori che hanno affidato il figlio ad un professionista. Certo molte volte sono gli stessi allievi o i genitori a chiedere “favori”, ma è qui che si dimostra la professionalità.
Iniziare a commettere piccole illegalità, non dare peso a queste cose, vuol dire aprire la strada a fenomeni più gravi.
Unasca continuerà a battersi per valorizzare sempre di più l’importanza della formazione e il ruolo delle autoscuole e, ne sono convinto, tutti insieme, e nel lavoro quotidiano, possiamo sconfiggere il cancro dell’illegalità, chiedendo allo Stato di fare la propria parte.
Emilio Patella
Segretario Nazionale Autoscuole