Gli sospesero la patente per omosessualità: lo Stato dovrà risarcirlo con 100mila euro
unasca | il 02, Mar 2018
La vicenda risale al 2008, quando Danilo Giuffrida portò il suo caso in Tribunale: sia i giudici di primo grado che quelli di secondo grado avevano stabilito un risarcimento di 20mila euro, somma inferiore a quella richiesta dal 35enne che ha fatto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte gli ha dato ragione, annullando con rinvio la sentenza sull’entità del risarcimento
Il 35enne Danilo Giuffrida si è visto sospendere la patente di guida dopo aver rivelato di essere omosessuale in una visita di leva. Ora la Corte d’Appello civile di Palermo ha stabilito che i ministeri della Difesa e dei Trasporti dovranno pagare un risarcimento di 100mila euro per danni nei confronti dell’uomo.”È una vittoria non personale del singolo – affermano in una nota Danilo Giuffrida e il suo legale, l’avvocato Giuseppe Lipera – ma di tutti coloro che ogni giorno sono costretti a sopportare condotte intollerabili che offendono la dignità della persona e dell’individuo, i quali non devono subire discriminazioni in base alle proprie scelte sessuali, specie se tali comportamenti provengono dalle istituzioni iubbliche nell’esercizio delle loro funzioni amministrative”. La vicenda risale al 2008, quando Giuffrida portò il suo caso inTribunale: sia i giudici di primo grado che quelli di secondo grado avevano stabilito un risarcimento di 20mila euro, somma inferiore a quella richiesta dal 35enne che ha fatto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte gli ha dato ragione, annullando con rinvio la sentenza sull’entità del risarcimento e sottolineando “la gravità del comportamento” dei due ministeri visto che “l’identità sessuale è da ascrivere” al “diritto costituzionale inviolabile della persona”. Gli ermellini hanno rilevato anche che Giuffrida è stato vittima di “un vero e proprio e intollerabilmente reiterato comportamento di omofobia“. Linea confermata dai giudici della Corte d’Appello di Palermo: “Una somma inferiore ai 100mila euro non sarebbe idonea al ristoro dei pregiudizi subiti” hanno scritto nella sentenza. I due ministeri, compreso quello della Difesa che non si è presentato in giudizio, sono stati pertanto condannati anche a pagare le spese processuali di tutti i giudizi fino ad oggi sostenuti da Giuffrida. “Speriamo che questa sentenza, ma soprattutto quella della Corte di Cassazione – aggiungono – sia un monito non soltanto per le Amministrazioni, ma per qualsiasi rappresentazione della società, sia essa privata o pubblica”.