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Il valore di appartenere alla grande famiglia “Unasca”

| il 04, mar 2016

Il prossimo anno si festeggeranno i 50 anni di vita dell’Associazione che ha dato lustro ed immagine agli Studi di Consulenza automobilistica oltre ovviamente alle Autoscuole.

Negli ultimi tempi, ogni volta che mi accingo a scrivere l’editoriale non nascondo una certa difficoltà nel decidere quale argomento trattare. Anche perché risulta davvero avvilente dover ripercorrere gli stessi temi irrisolti e perennemente in agenda… da qualche parte… chissà chi lo sa… ! Annoiato quindi di evidenziare le incertezze governative sull’archivio unico e della carta di circolazione quale unico documento di un veicolo come è in ogni Paese del mondo. In attesa che le nostre imprese possano operare superando doppioni e senza ricatti giornalieri a cui stiamo assistendo. Sgomentato dagli effetti speciali che ci sta propinando Aci in questi ultimi mesi come sconcertato dall’indifferenza del Legislatore nell’emanare norme che danneggiano il Paese e gli Utenti meno abbienti come nel caso delle radiazioni per esportazione. Davvero avvilente, visto che ne parliamo da mesi, anni! Voglio invece condividere con Voi quello che per me è il significato di appartenere a quella che ritengo essere la grande famiglia Unasca. Decisi di partecipare alla vita associativa provinciale nel lontano 1988 malgrado l’agenzia di cui ero socio fosse iscritta all’Unasca dal 1979. Il mio primo Congresso da associato fu quello dell’ottobre del 1991 e mi colpì la grande e appassionata partecipazione in particolare nel nostro settore visto che coincideva con la nascita della 264, il sogno cullato sin dal 1967 quando a Palermo si costituì l’Unasca. Un miracolo perché ci proiettava in una diversa dimensione professionale e poneva le basi per la nostra esistenza operativa malgrado gli slogan del tempo, ovvero le politiche di sburocratizzazione e semplificazione degli anni ‘90 e del primo decennio del 2000. Quel miracolo appassionò la nostra Categoria perché tante erano le aspettative (e i pericoli) avvicinando molti Studi ad aderire all’Unasca, partecipando così alla moltitudine di iniziative di quegli anni per proporre il modello di sistema pubblico privato che si è poi realizzato. Un modello vincente, la sussidiarietà orizzontale, forse unico nel panorama della PA. Paura, passione, partecipazione sono stati il comune denominatore per le imprese associate e per la Categoria di quegli anni. è passato da allora tanto tempo ma non sono poi così diverse le paure che viviamo oggi a causa della crisi, delle incertezze e dei cambiamenti in nome delle semplificazioni (oggi lo slogan in voga è digitalizzazione). Così come la passione che continua ad accumunare i 3000 Associati che magari partecipano in maniera diversa rispetto al passato ma sempre presenti quando occorre esserlo. Lo abbiamo toccato con mano al Congresso con 700 Associati che hanno vissuto i due giorni congressuali con ammirevole attenzione e compostezza nel corso delle 3 ore di Convegno, così come nelle 5 ore di discussione delle modifiche dello Statuto che regola la vita democratica dell’Associazione. E la tanta passione esplosa nel corso dei Consigli Nazionali dove sono state elette le nuove Segreterie Nazionali riconfermando i Segretari uscenti. Con molte emozioni provate ed esternate dai presenti, soprattutto dai nuovi Associati sorpresi nell’ascoltare non solo relazioni proiettate agli obiettivi e alle future strategie per valorizzare le imprese rappresentate ma soprattutto rivolte a ricordare i valori che da quasi mezzo secolo hanno tenuto assieme le due Categorie grazie all’impegno di tante persone che hanno dedicato all’Unasca il loro tempo in questo lungo cammino. Per gli altri e non solo per se stessi. E grazie a questo immenso lavoro noi siamo qui a ricordarlo e spronarci ad andare avanti, con passione.

Ottorino Pignoloni

Segretario Nazionale Settore Studi di Consulenza

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