Patenti: interrogazione per semplificare le procedure per il loro riconoscimento all’estero
ilTergicristallo.it | il 14, Set 2017
Presentata dal Pd un’interrogazione ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e degli esteri, Delrio e Alfano, per chiedere al governo di semplificare le procedure amministrative per il riconoscimento delle patenti all’estero, consentendo ai consolati di rilasciare la documentazione che ora è appannaggio della sola Motorizzazione civile.
La Deputata del Pd, Francesca La Marca, eletta in Nord America, insieme ai colleghi Pd eletti all’estero, ha presentato una interrogazione ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e degli esteri, Delrio e Alfano, per chiedere al governo di semplificare le procedure amministrative per il riconoscimento delle patenti all’estero, consentendo ai consolati di rilasciare la documentazione che ora è appannaggio della sola Motorizzazione civile.
“Il reciproco riconoscimento delle patenti di guida tra gli Stati – scrive La Marca nella premessa – rappresenta un indispensabile sostegno alla mobilità di lavoro, di studio e professionale che negli ultimi decenni ha conosciuto a livello globale un’ascesa costante; la ripresa dei flussi migratori in uscita dall’Italia ai ritmi dei decenni del dopoguerra rende ancora più necessaria la disponibilità di un titolo di autorizzazione alla circolazione automobilistica che è ormai connaturata con l’esercizio lavorativo, oltre che con consolidate abitudini di vita”.
“La lunghezza e la complessità delle procedure degli accordi internazionali, tuttavia, – osserva la deputata – di solito contrastano con questa esigenza di continuità nell’esercizio della mobilità personale e di lavoro, qualunque sia il contesto nel quale le persone si trovino a vivere e ad operare; spesso le misure di semplificazione amministrativa possono attenuare, sia pure parzialmente, la prolungata attesa dell’operatività degli accordi bilaterali, favorendo procedure di più diretta fruizione delle possibilità offerte dalla normativa locale in materia di circolazione stradale”.
“A titolo di esempio, – continua La Marca – in Canada, dove l’accordo quadro stipulato con l’Italia sul reciproco riconoscimento delle patenti di guida non si è ancora tradotto in accordi operativi con le singole province, titolari in materia di circolazione, gli interessati potevano rivolgersi ai consolati per avere una certificazione della patente di guida italiana e la dimostrazione di un’esperienza di guida superiore a 24 mesi per poter ottenere più velocemente la patente canadese G attraverso il knowledge test e l’esame di guida successivo; di recente, – annota la parlamentare – il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha reso operativo il disposto della circolare 19 febbraio 2015, n.4305, nella quale è testualmente detto che “la competenza a rilasciare l’attestato richiesto dall’utente è esclusivamente degli Uffici della Motorizzazione Civile, attraverso l’attività di sportello per l’erogazione dei servizi direttamente all’utenza” e che, pertanto, “non è possibile rilasciare alcuna certificazione ai Consolati, che spesso fanno da tramite nelle procedure di conversione delle patenti italiane all’estero. Difatti, in tale situazione, codesti Uffici sono abilitati solo a fornire informazioni, nello spirito di collaborazione fra Amministrazioni, ma senza il rilascio di alcuna attestazione”; la conseguenza pratica di questa disposizione – spiega La Marca – è che chi vive all’estero deve tornare in Italia per richiedere tale attestazione oppure rivolgersi a qualche fiduciario, perché la richieda per suo conto presso la motorizzazione civile, pagare le spese che tale operazione comporta e andare incontro agli oneri ulteriori della traduzione certificata dell’attestazione, prima di poterla presentare alle autorità locali”.
La deputata, dunque, chiede ai due ministri “se non ritengano, nell’ambito della collaborazione tra settori della pubblica amministrazione e con l’intento di semplificare e rendere meno oneroso il rapporto del cittadino con l’amministrazione, soprattutto se residente all’estero, di riconsiderare la regolamentazione adottata in proposito e cercare le forme per una più diretta responsabilizzazione degli uffici consolari, in linea per altro con una prassi adottata negli anni precedenti”.
(fonte: aise.it)