18 Maggio 2014: il punto zero secondo Lupi
unasca | il 24, Giu 2014
Qui si fa l’Italia, o si muore.
Il Ministro Maurizio Lupi è stato tranchant, e forse la citazione della celebre frase che Garibaldi pronunciò al generale Nino Bixio (ma il Ministro testualmente ha detto: o cambiamo o si muore) voleva essere l’incipit di un intervento molto più rivolto alla Pubblica Amministrazione, piuttosto che alla generosa platea di oltre 600 persone che in una calda domenica milanese ha affollato la sala conferenza dell’Hotel Ata per assistere all’incontro organizzato da Unasca con il capo del dicastero dei Trasporti.
Oggi non funziona più una Pubblica Amministrazione che deve fare impresa, anzi che si sostituisca impropriamente al privato
Un discorso rivolto alla pubblica amministrazione perché i punti di svolta indicati dal Ministro Lupi sono stati i medesimi che Unasca da anni propone come proprie linee programmatiche, e quindi sentirle citare da un Ministro della Repubblica è stato importante se non fondamentale. Formazione, semplificazione, e leva fiscale come elemento incentivante per aumentare la legalità. Questi i tre punti indicati da Lupi che ha un obiettivo ambizioso: riportare lo Stato al ruolo che lo compete. “È indubbio” ha detto il Ministro “che oggi non funziona più una Pubblica Amministrazione che deve fare impresa, anzi che si sostituisca impropriamente al privato. Oggi la Pubblica Amministrazione deve esercitare un ruolo di indirizzo e controllo lasciando uno spazio maggiore al privato”. Il che significa che lo Stato deve diventare, se vogliamo, più forte, e, secondo il Ministro, deve andare verso il principio della sussidiarietà. “Questo non vuol dire che lo Stato si deve occupare di tutto, e che il privato deve sentirsi de-responsabilizzato, anzi tutt’altro. Il principio della sussidiarietà deve stabilire ruoli certi ed offrirci la possibilità di cambiare”.
“Noi dobbiamo dire alla nostra concittadina che no, non siamo la Svizzera, ma siamo l’Italia, finalmente”.
Ecco, forse volendo sintetizzare l’intervento del Ministro, si potrebbe dire che la sua proposta è di rimettere il cittadino al centro del villaggio. Come è accaduto per la nuova patente. “Ho ricevuto una lettera da parte di una signora” ha confidato Lupi “che mi ringraziava perché davvero la patente che aveva rinnovato le era arrivata a casa in due giorni, come se fossimo la Svizzera. Ecco, noi dobbiamo dire alla nostra concittadina che no, non siamo la Svizzera, ma siamo l’Italia, finalmente”.
Ora, retoriche a parte, l’incontro con il Ministro è stato significativo perché ha dato una serie di indicazioni interessanti: c’è uno Stato che finalmente ha aperto la fase del dialogo. Un confronto che sta andando avanti e che va comunque impostato, come ha ricordato a latere dell’incontro il Segretario Nazionale degli Studi di Consulenza Ottorino Pignoloni, ma che finalmente offre diversi spunti di riflessione per tutta la categoria. Uno Stato che vuole interpretare, almeno secondo quando riferito dal Ministro, il rapporto con il Privato in maniera diversa e costruttiva. Uno Stato che fa ammenda dei propri errori e riconosce le proprie contraddizioni, vedi le macerie del settore nautico, e che però ha deciso, seguendo un impulso nuovo, di ripartire con delle riforme significative e moderne (vedi l’abolizione dell’Archivio Unico e l’investimento sul digitale). Ora, passato il momento degli applausi che la platea di Unasca ha riservato alle parole di Maurizio Lupi, si passa ai fatti. Il 13 giugno è la data che tutti attendono per comprendere i primi risultati che, si spera, daranno operatività alle linee guida.
SE NON C’è SERIETà, LE CAMPAGNE SULLA SICUREZZA SONO INUTILI
Riforme, formazione, famiglia ed Europa sono i quattro punti chiave evidenziati dal Segretario Nazionale Autoscuole Emilio Patella all’incontro con il Ministro Lupi tenutosi il 18 maggio scorso a Milano.
“Dopo vent’anni di immobilismo, il mondo della Motorizzazione ha finalmente la possibilità di vivere un importante rinnovamento – ha evidenziato Patella – le riforme strutturali con cui ci si confronta tutti i giorni, come quelle del lavoro e della pubblica amministrazione, sono un’occasione per intervenire efficacemente anche nella Motorizzazione Civile”. Ciò che serve è un investimento in risorse umane, sicurezza stradale e negli organici della motorizzazione, considerando che da più di vent’anni la motorizzazione non assume personale e chi va in pensione non viene sostituito. “È inutile fare campagne di sicurezza stradale se il rilascio della patente non è un momento serio, professionale e trasparente – ha ribadito Patella, applaudito dal pubblico – è inutile se lo Stato non investe nel personale della Motorizzazione”.
Durante l’incontro ampia importanza è stata data anche al ruolo della formazione alla guida, elemento cardine della legge delega sul codice della strada che, secondo Patella, dovrebbe essere allargato seguendo l’esperienza positiva delle guide certificate per la patente b, l’esempio delle patenti professionali e della formazione post patente, introducendo aggiornamenti rivolti a tutti gli automobilisti e corsi a parte per le persone anziane. “Si tratta di un aggiornamento che dovrà essere completato – ha sottolineato Patella – coinvolgendo anche il settore delle moto visto l’aumento di sinistri nel campo delle due ruote, nonostante i dati statistici indichino un calo generale degli incidenti”.
L’importanza della formazione dunque non si discute, ma è necessario ricordare che maggiore formazione significa maggiori costi e quindi maggiore spesa per le famiglie. “Ci dobbiamo preoccupare di cosa costa la formazione – ha proseguito Patella – cominciando ad abbattere alcuni costi burocratici che possono essere tolti nel giro di una settimana, rendendo detraibili le spese per la patente ed eliminando la ripetizione dell’esame teorico e del certificato medico se bocciati all’esame pratico”.
Per poter infine migliorare il servizio al cittadino, uno sguardo anche all’Europa. “Le autoscuole sono in Europa dal 1981 – ha concluso Patella – ora è necessario rafforzare questo ruolo europeo partecipando anche al momento di scrittura delle direttive, non solo aspettando che arrivino per poter essere trasformate in prassi quotidiane”.
Di Damiano Beltotto
Pubblicato sul numero 06/2014 del magazine Il Tergicristallo
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