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Cima

Odissea per rinnovare la patente per errore nell’indicazione del sesso

Odissea per rinnovare la patente per errore nell’indicazione del sesso

| il 27, Mar 2017

Un pensionato di Carnate si è visto respingere la pratica per un errore nell’indicazione del sesso accanto alle proprie generalità. L’equivoco dovuto all’errore di un funzionario è chiaro, ma allo sportello dell’Asst a Monza sono stati irremovibili.

Qui risulta che è una donna. Non possiamo rinnovarle la patente. Rettifichi il sesso e sistemiamo tutto». «Io, una donna? Sono vedovo, ho un figlio», ha replicato attonito il pensionato 71enne di Carnate, che qualche giorno fa si è visto respingere la pratica per un errore nell’indicazione del sesso accanto alle proprie generalità. L’equivoco è chiaro, ma allo sportello dell’Asst di via De Amicis a Monza sono stati tanto gentili, quanto irremovibili. «Ci spiace, è la regola».

Immediata la ricostruzione dell’incidente. Tanto tempo fa, accanto al suo nome, Francesco Cereda, un funzionario distratto della Motorizzazione civile a Roma, ha barrato la casella «F» e non «M», come avrebbe dovuto. «Risultato: io mi ritrovo a piedi», racconta sconsolato l’ex operaio. Reduce dalla perdita recente della moglie, dopo un matrimonio durato 41 anni con tanto di prole. «E poi dicono che basta un clic per risolvere tutto. Noi cittadini siamo in balia della burocrazia. Non condanno chi ha sbagliato, può capitare, ma la procedura di riparazione. Ora, tocca a me correre da una parte all’altra per sistemare il “dettaglio”». «Questo Paese pieno di scartoffie è sconfortante, capisco che in un’epoca in cui le certezze sono poche sia difficile credere a qualcuno sulla parola, ma sul fatto che io sia un uomo non c’è dubbio», aggiunge Cereda.

E, invece, per l’apparato non è scontato. «Senza l’indicazione giusta, non possiamo fare nulla», hanno ribadito allo sportello. «Vivo solo, sono autosufficiente, ma se mi tolgono la macchina, sono tagliato fuori». Il pensionato ha chiesto agli uffici di usare un po’ di buon senso, «ma mi hanno risposto che la legge non ammette deroghe. Anche se l’errore non è mio. Il danno, sì, però». Così è cominciata una piccola odissea per provare ciò che è ovvio. Sullo sfondo, lo sconcerto di doversi misurare «con procedure, fredde, che non tengono conto dell’effettivo stato delle persone». «Per gli anziani dovrebbero esserci corsie preferenziali, non ostacoli su ostacoli», dice l’automobilista tradito dall’iter. Per convincerlo definitivamente, l’impiegato gli ha consegnato un foglio che certifica «l’incongruenza delle generalità». «Alla faccia dell’incongruenza, dopo 50 anni che guido scopro che per loro sono una donna e non dovrei fare neanche una piega? Pazzesco».

( il Giorno.it)

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