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Cima

IVA sulle patenti, UNASCA: batosta da 550 milioni

IVA sulle patenti, UNASCA: batosta da 550 milioni

| il 06, Set 2019

Fine dell’esenzione IVA, rischio di mettere la parola fine sulle autoscuole italiane. Dal 3 settembre, per la patente di guida si applica l’IVA al 22 per cento, anche retroattivamente sino al 2014. È l’effetto della risoluzione 79 dell’Agenzia delle Entrate, del 2 settembre scorso, che accoglie il principio di una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 14 marzo di quest’anno che nega che l’insegnamento delle autoscuole abbia gli stessi requisiti di scuole o università e che, perciò, debba essere sottoposto all’imponibilità IVA. La conseguenza è che le autoscuole dovranno aumentare il loro listino e contattare tutti gli ex allievi e chiedere loro di pagare un sovrapprezzo. Dal 2014 al 2018, in Italia hanno conseguito le patenti di guida 3.857.512 persone. Su una stima al ribasso di 650 euro per patente, per gli oltre 2 miliardi e mezzo di euro di imponibile il recupero IVA si aggira sui 550 milioni di euro. Ma le autoscuole non hanno alcun potere coercitivo per recuperare questa somma. Perciò, le cinquemila partite IVA che corrispondono alle settemila autoscuole attive in Italia potrebbero vedersi costrette a versare ciascuna circa 110 mila euro al Fisco. Il che coinciderebbe con la fine delle loro attività.

«Ci opporremo senz’altro – dichiara Emilio Patella, Segretario nazionale delle Autoscuole UNASCA -, un conto è un adeguamento normativo ma il recupero retroattivo è tutta un’altra storia. Le autoscuole non hanno alcun titolo per riscuotere quelle somme dagli ex allievi, che potrebbero opporsi. Quindi saremo costretti a mettere mano al nostro portafoglio, ma per attività quasi sempre a conduzione famigliare questa opzione sarebbe fatale. Su questo daremo battaglia. Anzitutto, non c’è alcuna concorrenza sleale tra autoscuole d’Europa, come lamenta la sentenza della Corte di Giustizia. Mi pare improbabile che qualche cittadino tedesco sia venuto a prendere la patente in Italia perché qui non si pagava l’IVA. In secondo luogo, aumentare le tariffe rischia di aumentare il numero di privatisti e cioè di diminuire gli standard della formazione dei conducenti. Per non parlare delle guide su strada, che molti potrebbero scegliere di ridurre per problemi di budget. Infine c’è da chiedersi quanto possa detrarre l’IVA una ragazza o un ragazzo di 18 anni che prenda la patente oggi, e quanto, su un altro fronte, l’aumento delle tariffe per le patenti professionali e la carta di qualificazione del conducente scoraggerà chi voglia intraprendere la professione di autotrasportatore. Se a tutto questo aggiungiamo le tempistiche per arrivare oggi dall’esame di teoria a quello di guida, che in alcune province rischia di far scadere il foglio rosa, si capisce quanto esplosiva sia la situazione. Sarà una battaglia lunga e complessa, su cui UNASCA ha già iniziato a muoversi e che ci vedrà manifestare a Roma il 18 settembre e poi in altre città italiane».

L’Agenzia delle Entrate aveva confermato l’esenzione IVA per le prestazioni didattiche delle autoscuole con due risoluzioni nel 1998 e nel 2005 e con una circolare del 2008. Secondo UNASCA il recupero dei 550 milioni di euro non è dovuto, poiché non si tratta di elusione. L’IVA infatti non era stata messa a bilancio dallo Stato ed è perciò non dovuta anche per le annualità fiscali ancora aperte, ma solo dal 3 settembre scorso.

La vicenda che ha portato alla sentenza della Corte di Giustizia Europea, invece, ha origine in un interpello di un’auto scuola tedesca, la A & G Fahrschul-Akademie che si era vista negare l’esenzione IVA dal fisco federale. I giudici tedeschi avevano sì assimilato l’insegnamento per la patente a quello scolastico e universitari ma avevano respinto l’esenzione. Il giudice ha poi sospeso il procedimento e chiesto un giudizio alla Corte di Giustizia Europea che è stato pronunciato il 14 marzo 2019.

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