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Cima

Incidenti stradali, ACI/ISTAT: diminuiti i decessi nel 2019

Incidenti stradali, ACI/ISTAT: diminuiti i decessi nel 2019

| il 29, Lug 2020

Sulle strade italiane si muore di meno, 3.173 vittime contro le 3.334 del 2018. Il calo è del 4,8%. Ma un decesso su due colpisce un utente vulnerabile: in particolare ciclisti e motociclisti e soprattutto in ambiente urbano. Difatti, il 73% dei 172.183 incidenti stradali totali (127 mila) si sono verificati in città; con un aumento dello 0,2%. Mentre, dei 241.384 (-0,6% rispetto al 2018) feriti complessivi, diminuiscono di poco quelli in città (168.794, pari a -0,5%). I costi sociali dell’incidentalità stradale a 16,9 miliardi di euro, pari a un punto di PIL. Le fasce d’età più a rischio, tra gli italiani, risultano i giovani tra 20 e 29 anni (466 morti, pari al 14,7% del totale; 75 decessi per un milione di residenti) e gli anziani tra 75 e 89 anni (571 morti: il 18% del totale; 90,8 decessi per un milione di residenti). Dunque, ogni milione di abitanti si sono verificati 52,6 decessi per incidente stradale (48,1 nella UE), cifra che conferma il nostro Paese al 16° posto della graduatoria europea. Sono questi i dati essenziali del nuovo Rapporto ACI-ISTAT. Disponibili anche alcuni primi dati 2020 sull’incidentalità stradale ai tempi del Covid-19, calo del 72% a marzo e 85% ad aprile.

«Il quadro che emerge da questi dati – commenta Emilio Patella, Segretario nazionale Autoscuole UNASCA – ci mette in allarme perché ancora in troppi casi, più di un incidente su tre, è dovuto a distrazione del conducente, mancato rispetto della precedenza o per velocità elevata. Preoccupa ancora il dato in ambiente urbano. Su questo, si inserisce la novità del monopattino elettrico che solo a Milano, dall’uscita dal lockdown a inizio giugno, ha già provocato 74 incidenti con feriti, secondo i dati Areu. Ciò significa che dobbiamo vigilare sui nuovi utenti vulnerabili, che spesso provocano l’incidente oltre a esserne vittime. Serve senz’altro maggiore formazione, unitamente all’opera di controllo e repressione. A fronte di un nuovo mezzo di circolazione, manca una adeguata normativa e soprattutto una educazione al corretto utilizzo di questi mezzi per chi li guida ma anche per gli altri utenti della strada che non hanno ancora preso coscienza di questo nuovo “ospite” della strada. Infine, occorre presidiare il trasporto in auto dei bimbi. Anche Unasca ha fatto la sua parte, nel 2018, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui dispositivi antiabbandono, ma non possiamo arretrare sul modo corretto di proteggere i bambini e il corretto posizionamento dei seggiolini sul veicolo».

Vediamo nel dettaglio con i valori assoluti. I decessi su strada, nel 2019 in Italia, sono stati 3.173 contro i 3.334 del 2018. I decessi calano sia nei centri abitati (-5% rispetto al 2018, pari a 1.331) che in autostrada (-6,1%, pari a 310 casi) e sulle strade extraurbane (-4,4%, 1.532 casi). Nei grandi Comuni, i decessi sono calati del 22%. Per gli uomini si rilevano picchi in tre fasce d’età: 223 morti nella fascia tra i 50-54, 212 tra i 20-24, 207 morti tra i 45-49. Per le donne, picco di decessi (153) su strada nella popolazione tra i 75-89. Stabili, purtroppo, le vittime tra i bambini 0-14 anni (35 rispetto ai 34 dell’anno precedente).

Se invece guardiamo alla tipologia degli utenti della strada, si verifica un forte aumento dei decessi tra i ciclisti (253, pari a +15,5%); leggero aumento tra i motociclisti (698; +1,6%). Diminuiscono i pedoni (534; -12,7%) e ciclomotoristi (88; -18,5%). Nel complesso, gli utenti vulnerabili coinvolti, in termini assoluti, sono stati 1.573 su 3.173. Sui mezzi di trasporto merci, sono calate del 27,5% le vittime per un totale di 137. Stabili gli incidenti in città (+0,2%), diminuiscono in autostrada (9.076; -3,8%) e sulle strade extraurbane (36.107; -0,7%). Diminuiscono i feriti in tutti gli ambiti: in città (168.794; -0,5%), in autostrada (15.009; -3,4%) e su strade extraurbane (57.581; -0,3%).

Distrazione, mancato rispetto della precedenza o del semaforo, velocità troppo elevata si confermano, anche nel 2019, le prime tre cause di incidente (85.457, complessivamente il 38,2% delle circostanze). Altre cause: la mancata distanza di sicurezza (20.207), manovra irregolare (15.574), il comportamento scorretto verso il pedone (7.800) o del pedone (6.647), presenza di buche o ostacoli accidentali (6.458): rispettivamente il 9%, il 7%, il 3,5%, il 3% e il 2,9% del totale. Sulle strade urbane la prima causa di incidente è il mancato rispetto di precedenza o semafori (16,6%), seguito dalla guida distratta (14,1%); sulle strade extraurbane la guida distratta o andamento indeciso (17,9%), mancata distanza di sicurezza (12,8%) e velocità troppo elevata (12,2).

Infine, le violazioni. Lo scorso anno le sanzioni per le violazioni al Codice della Strada sono aumentate complessivamente del 6,7%: le voci principali, oltre al superamento dei limiti di velocità (2.525.283), vedono ai primi posti l’inosservanza del rispetto della segnaletica (410.933; +12,4%), il mancato uso di lenti o l’uso improprio dei telefoni cellulare (162.363; +18,6%), il mancato uso delle cinture di sicurezza e dei sistemi di ritenuta dei bambini (257.234; +26,7%). Segno «più» anche per le sanzioni per guida in stato di ebbrezza alcolica (42.485; +8,4%), diminuite quelle per guida sotto l’influenza di sostanze stupefacenti (5.340; -1,2%).

Agosto si conferma il mese più pericoloso per il numero di incidenti gravi (2,2 morti ogni 100 incidenti); sulle strade extraurbane si contano 5 vittime ogni 100 incidenti. Giugno e luglio quelli con più incidenti nel complesso, (rispettivamente 16.916 e 16.481). Di notte (tra le 22 e le 6 del mattino) e nelle ore di buio aumentano sia l’indice di mortalità che quello di lesività (rispettivamente morti e feriti ogni 100 incidenti). Particolarmente elevato l’indice di mortalità per pedoni e ciclisti nelle ore notturne sulle strade extraurbane.

La pandemia da Covid-19 ha imposto una forte battuta d’arresto della nostra mobilità: un ritorno positivo è sicuramente dato dalla diminuzione di incidenti stradali. Dai primi dati, forniti da Polizia Stradale e Carabinieri, emergono diminuzioni che toccano anche punte del 90% durante il mese di aprile. Mediamente il decremento degli incidenti stradali è stato di circa il 72% a marzo e 85% ad aprile. Diminuzione consistente anche in città: dalla rilevazione trimestrale sulle Polizie Locali dei comuni capoluogo, emerge una diminuzione nel mese di marzo superiore al 70% sia per gli incidenti sia per i decessi e di oltre l’80% in aprile. La ripresa della mobilità, a seguito della graduale riapertura delle attività e del ripristino della libertà di movimento per le persone, ha avuto un effetto anche sull’incidentalità in aumento già nel mese di maggio.

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