Una questione di numeri
Una questione di numeri
Molti di noi vivono ancora in una dimensione remota, ricordando con nostalgia i “mitici anni Sessanta”, durati fino ai primi anni Settanta, quando milioni di italiani hanno iniziato a circolare su strada con veicoli a motore, e quindi ad avere la necessità di conseguire la patente. In questo avvio di massa verso la motorizzazione, le autoscuole hanno svolto un compito fondamentale, insegnando la guida a persone di ogni età, provenienti da Regioni diverse e da ambienti diversi, città, campagna, ecc.
Per alcuni decenni abbiamo vissuto sull’onda lunga di quello sviluppo incredibile della nostra società, anche se l’insegnamento alla guida andava sempre più indirizzandosi verso i giovani.
Poi sono arrivati gli stranieri, con lingue, culture e abitudini diverse e le autoscuole, con l’aiuto di editori e software house, si sono inventate linguaggi e sistemi didattici per risolvere i problemi, investendo energie e risorse in un nuovo segmento di mercato. Oggi i numeri sono diversi e ancora diverso deve essere il nostro approccio. Le statistiche ci dicono che negli ultimi anni il numero delle prove di esame è diminuito in modo impressionante, tra l’altro in un contesto di esami sempre più complessi, quindi si presume con maggior numero di respinti. Negli ultimi 3 anni il numero candidati idonei per la patente di guida per ogni autoscuola è passato da 133 a 102. Nel 1994 sono nati in Italia 536.665 bambini; posto che tutti facciano la patente vuol dire che ad ogni autoscuola ( tot. 7064) ne “spettano” circa 76.
È ovvio che con un bacino di utenza di questo genere non è possibile che una azienda viva, in particolare in questo momento di crisi economica e di contrazione dei prezzi. E pensare che qualcuno ha pensato e pensa ancora di “liberalizzare” ulteriormente il settore. Alcuni colleghi pensano di superare questa situazione offrendo prezzi scontatissimi, con la chiara intenzione di far morire i concorrenti e accaparrarsi nuovi clienti. A nostro avviso, oltre che scorretta ai fini della concorrenza, questa è una visione che non porta benefici, abbassa il livello della qualità e spesso confina con illegalità e lavoro nero. In questi mesi, nei vari convegni, abbiamo cercato di suggerire soluzioni: aumentare la professionalità per essere pronti a conquistare nuovi mercati (non più solo chi deve conseguire la patente, ma anche chi è già titolare di patente) coniugando la nostra esigenza con il bisogno di maggior sicurezza sulle strade, conquistarci un ruolo di educatori stradali a tutto campo, a partire dalle scuole, preparare meglio e più a fondo i candidati. Nei prossimi mesi Unasca avanzerà anche proposte alla politica che vanno in questa direzione: formazione permanente per la sicurezza stradale.
Nel contempo le autoscuole debbono lavorare in sinergia, utilizzando l’Associazione per le politiche generali e i Consorzi per riorganizzare il parco veicolare, le attrezzature necessarie, e razionalizzare il numero e l’ubicazione delle varie aziende sul territorio. Stanno nascendo fusioni e collaborazioni tra aziende, allo scopo di ridurre le spese, razionalizzare gli investimenti, utilizzare al meglio il personale, dare maggiore visibilità, garantire migliori servizi. A nostro avviso sono fenomeni interessanti che occorre osservare e su cui occorre riflettere. Da ultimo è fondamentale, Unasca lo dice da tempo e con voce forte, insistere e pretendere legalità. I nostri peggiori nemici sono coloro, spesso colleghi, che raggirano le regole, ricorrono all’inganno e alla corruzione per ottenere gli stessi risultati che a noi costano investimenti e sacrifici. Per questo motivo chiediamo controlli seri, vogliamo l’introduzione della scatola nera per le esercitazioni e gli esami, chiediamo che chi non rispetta le regole venga escluso dal nostro mondo; non può essere considerato un educatore colui che ricorre all’illegalità.
Emilio Patella
Segretario Nazionale Autoscuole