Doppi sprechi, siamo al giro di boa
unasca | il 24, Apr 2014
Ottorino Pignoloni ci spiega cosa significa oggi il binomio Motorizzazione-Aci
Un piano di mesi e non di anni, promette il Ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, la persona che passerà alla storia per la riduzione degli sprechi dovuti ai doppi servizi svolti da Aci e Motorizzazione Civile a favore del cittadino contribuente.
E se per una volta i tempi della politica rispetteranno i tempi delle dichiarazioni politiche, a breve assisteremo ad un vero e proprio D-Day, una sorta di epocale cambiamento nella storia dell’organizzazione dei trasporti. Perché se è vero, come è vero, che è stato per Regio decreto che nel 1927 ha visto la luce quella società che garantiva sulle ipoteche automobilistiche, Aci per l’appunto, è altrettanto vero che in questi primi 87 anni di vita la federazione sportiva affiliata al Comitato Olimpico Nazionale Italiano, meglio nota come Automobil Club Italia, ha fatto molto parlar di sé soprattutto per gli ingenti costi prodotti a favore della collettività.
Sono oltre 210 milioni gli euro che circa 11 milioni di cittadini e imprese versano a vario titolo al PRA, ogni anno
Ottorino Pignoloni, Segretario Nazionale Unasca per il settore studi di consulenza e pratiche auto, ha cercato di spiegarci cosa significa oggi il binomio Motorizzazione-Aci e perché, alla luce delle recenti dichiarazioni lette e rilette sulla stampa nazionale, è importante essere bene informati su quello che sta accadendo, da quasi un secolo, in questo Paese.
Parliamo di Pra: quanti sono i Paesi Comunitari che hanno il sistema statale di archiviazione dei veicoli (Motorizzazione in Italia) unitamente ad un altro sistema di archiviazione?
Nessuno. È un’esclusiva del nostro Paese, per la verità unico esempio al mondo.
Quali sono i numeri della Motorizzazione Civile e quanto coste gestire il CED, che lei sappia?
Dovrebbero essere oltre 35 milioni le formalità eseguite dalla Motorizzazione, molte delle quali presso i suoi sportelli. La gestione tecnica del CDE viene appaltata secondo le regole europee degli appalti pubblici, con un costo complessivo di circa 22 milioni di Euro l’anno.
Quali sono invece i numeri del PRA e quanto costa la gestione del suo archivio?
Sono circa 11 milioni le formalità eseguite dal PRA di cui il 10% sono svolte presso i suoi sportelli mentre i costi del suo archivio si dovrebbero aggirare attorno i 44 milioni di euro l’anno, il doppio del CDE statale, che vengono versati ad Aci Informatica Spa, gestore del sistema informativo senza gara ad evidenza pubblica.
Il PRA quanto costa l’anno a chi paga?
Dai bilanci Aci di evidenzia che negli ultimi anni, prima dell’aumento tariffario, (n.d.r. in ricorso al Tar Lazio), sono oltre 210 milioni gli euro che circa 11 milioni di cittadini e imprese versano a vario titolo al PRA, ogni anno.
Certo, ma questi soldi dove finiscono?
Di sicuro non nello Stato, come invece avviene per i soldi incassati dalla Motorizzazione Civile che sono versati all’Erario e quindi a beneficio della spesa pubblica.
Però il il PRA, dichiara l’Aci, è essenziale perché sancisce la proprietà dei veicoli. È così?
Guardi, il PRA non garantisce la proprietà dei veicoli, lo dice la Corte Costituzionale nella sua Sentenza 164/1993 che afferma: “Le risultanze del PRA sono presunte e superabili con qualsiasi mezzo di prova con data certa”
Adesso che c’è la legge sull’ Archivio Unico cosa si aspetta?
Intanto mi sembra che la politica si stai finalmente muovendo nel verso giusto: razionalizzare i costi, diminuire la spesa pubblica, garantire i servizi utili per i cittadini e le imprese. Credo che sia un momento decisivo per il futuro di questo Paese. In questo contesto l’Archivio Unico è un esempio, uno degli strumenti attraverso cui lo Stato può riaffermare la propria presenza e il ruolo di garante di servizi, ma soprattutto può riequilibrare ciò che oggi è molto disequilibrato.
Il Ministro Lupi ce la farà?
Sono convinto di sì. Di sicuro ci proverà come altrettanto farà il Governo e il Presidente Renzi. Così come dobbiamo metterci tutti alla prova, ognuno con i suoi strumenti e nel proprio ambito. Vede, la stessa discussione sulla riforma Aci/Motorizzazione è emblematica. Oggi questo Paese non si può più permettere mancanza di trasparenza, eventuali “non controlli” di spese e/o commistione di ruoli. Bisogna lavorare davvero con li spirito del buon padre di famiglia, in modo che pubblico e privato collaborino e trovino percorsi e risposte utili alla collettività, salvaguardando il lavoro delle persone, sia nel pubblico che nel privato, sempre nell’interesse generale.
Unasca?
Noi abbiamo un obbligo nei confronti dei nostri associati che è quello di lavorare incessantemente al fine di garantire un dialogo costante con il mondo del Pubblico. È davvero un momento complicato, perché non è mai possibile bloccare il treno, trovare il guasto e ripartire. Si deve lavorare in corsa con il rischio di sbagliare e di dover ricominciare tutto. Ma Unasca mantiene inalterato lo spirito di servizio verso i grandi temi delle riforme che pone incessantemente e testardamente da oltre 20 anni, e sono convinto che alla lunga questo lavoro premierà i nostri sforzi.
Di Damiano Beltotto
Pubblicato sul numero 04/2014 del magazine Il Tergicristallo