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Cima

Intervista a Giorgio Brandi direttore Aci -Servizio Gestione PRA

Intervista a Giorgio Brandi direttore Aci -Servizio Gestione PRA

| il 11, Ott 2014

A Giorgio Brandi direttore ACI-Servizio Gestione PRA, abbiamo rivolto le nostre perplessità rispetto alle due circolari spedite dal Pra di Bergamo e abbiamo cercato di approfondire se esista o meno una via preferenziale per i dipendenti di A.C. di Bergamo.

Abbiamo saputo che in una circolare di luglio il direttore Mummolo ha disposto che l’accesso agli uffici di back office del PRA, da parte dell’utenza professionale e non, è consentita esclusivamente utilizzando l’ingresso posto in via Malj Tabajani n.2/A, previo appuntamento concordato con i funzionari interessati, i quali provvederanno ad accoglierli presso la porta del piano e, al termine dell’incontro, a riaccompagnarli alla medesima porta. Sempre nella stessa circolare si legge che al fine di agevolare le reciproche incombenze di servizio dei funzionari di A.C. Bergamo e dei funzionari del PRA è consentito, ai funzionari dell’A.C. di Bergamo, di accedere all’interno del PRA attraversando il terrazzo condominiale dalla porta finestra della stanza n.10. Ci interessa quindi capire come mai è data possibilità al dipendente dell’AC Provinciale, che gestisce l’agenzia all’interno della sede A.C di Bergamo, di servirsi di fatto e senza alcuna limitazione dei servizi PRA e senza che gli stessi dipendenti del PRA, nel rispetto del codice di comportamento dei dipendenti pubblici e della dignità del ruolo loro tenuto, possano, anche se lo volessero, rifiutarsi di agevolare le incombenze dell’agenzia Aci di Bergamo?

“Intanto vorrei farle una premessa: le comunicazioni mandate dalla dottoressa Mummolo sono state due ed entrambe figlie di un’unica logica, ovvero migliorare per efficienza, qualità e riduzione di spese l’accesso agli uffici del PRA, nei casi residuali non gestibili tramite la posta elettronica. Ciò detto, le confermo che non esiste alcun canale preferenziale nei confronti di A.C. di Bergamo, perché i dipendenti di A.C. Provinciale, come tutti gli altri soggetti, devono preventivamente prendere un appuntamento con il personale del PRA”.

Quindi non le sembra che questa scelta che di fatto penalizza gli altri operatori professionali che non appartengono alla rete che espone il marchio ACI sia contraria a quanto disposto dalla legge 264/91 che riconosce e regolamenta il lavoro degli studi di consulenza autorizzati senza distinzioni di sorta dichiarandoli tutti uguali di fronte alla Legge e agli uffici della Pubblica Amministrazione?

“Assolutamente no. Proprio perché sebbene per una questione logistica, ovvero perché l’edificio di residenza è il medesimo per entrambe le strutture, i dipendenti di A.C. Bergamo possono usufruire di un percorso fisico diverso, dal punto di vista procedurale essi sono obbligati da una disposizione del Direttore PRA a prendere un appuntamento”.

Però, direttore, mi permetta se insisto: non le sembra che al contrario questa circolare faccia sorgere l’idea che il dipendente A.C. Bergamo, che magari il caffè con il funzionario del PRA lo prende, sia agevolato rispetto allo studio di consulenza che viene da fuori e l’appuntamento certamente lo deve prendere?

“Una battuta: guardi che anche i professionisti delle agenzie possono prendere il caffè con il funzionario del PRA. Scherzi a parte. Io sono molto severo su questo punto, e da sempre ho raccomandato ai colleghi direttori che le delegazioni e le agenzie devono essere sempre trattati allo stesso livello. E non ho dubbi che questo avvenga, se possibile anche con un’attenzione rigorosa maggiore verso le Delegazioni. Certo, comprendo che appartenendo alla stessa famiglia il sospetto o il timore che ciò non avvenga possa sorgere. Ma le assicuro che il rigore che richiedo è altissimo”.

Quali reciproche incombenze si possono ipotizzare tra le esigenze di servizio reso dall’Automobile Club di Bergamo e il servizio pubblico reso dal PRA di Bergamo?

“Le faccio un esempio: anche il mio ufficio qui a Roma è in condivisone con altre realtà, e talvolta capita che la posta arrivi da noi, pur essendo dei nostri vicini. Allora, rientrando nel caso specifico di Bergamo, il direttore Mummolo ha ritenuto di dover dare una risposta ad una esigenza di natura pratica, come, ad esempio, l’interscambio di posta erroneamente indirizzata”.

Ma senta, non sarebbe stato più semplice, e più rigoroso non concedere la possibilità di usufruire di un’altra via d’accesso, per evitare che il pensiero della corsia preferenziale insorgesse?

“Al contrario: io credo che sia un elemento di forza, perché come ritiene il direttore Mummolo il nostro convincimento è che questa scelta non infici l’equità di trattamento. Sarebbe stato ridicolo obbligare le persone ad uscire da un palazzo per rientrare, da un’altra entrata, nel medesimo palazzo. Sarebbe stata un’offesa all’intelligenza delle persone. Ma è chiaro che se Unasca, o chi altri, ravvisasse un comportamento differente può e deve evidenziarlo al suddetto Direttore”.

Presupponendo sempre il principio della buona fede, non le sembra che situazioni come questa evidenzino che esista un conflitto di interessi tra il ruolo pubblico di ACI e quello privato?

“Intanto chiariamo che una situazione come quella di Bergamo, cioè due uffici differenti che risiedono nello stesso edificio è davvero una mosca bianca: cioè su 106 uffici provinciali si conteranno su una mano queste situazioni. E in generale le mission dei due soggetti sono completamente diverse, e non ravviso in nessun modo una commistione tra il servizio pubblico e quello privato”.

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