Ispettori: professionisti indipendenti senza conflitti d’interesse
unasca | il 11, Gen 2022
Figura nata dal responsabile tecnico delle revisioni ministeriali, l’ispettore, secondo l’Unione europea, è un professionista indipendente, libero di agire senza conflitti di interesse. Se però si traccia un quadro della situazione effettiva di questa professione oggi in Italia, si comprende che non solo l’obiettivo non è ancora stato raggiunto, ma che gli ostacoli restano ancora dove sono: il primo dei quali è proprio l’inquadramento normativo della professione stessa. Eppure, mai come oggi c’è bisogno di dare regolarità e celerità alle revisioni e perciò di dare una prospettiva di mercato realistica e sostenibile a professionisti che garantiscano la terzietà. Federispettori, sigla che li rappresenta, ha elaborato una stima sia del numero di revisioni annuali su veicoli di massa superiore ai 35 quintali, sia del numero di ispettori necessario per svolgerle.
Diego Brambilla, Segretario nazionale Federispettori, qual è oggi la situazione della vostra professione?
«Il sistema non è mai andato a regime. L’ispettore veicoli pesanti è un aggiornamento delle competenze tecniche che noi abbiamo già sui veicoli leggeri. Da tre anni la formazione, però, è rimasta bloccata. Con il risultato che alcuni centri di controllo sono chiusi proprio per mancanza di ispettori. Nel 2020, l’Amministrazione pensava di reintrodurre gli ispettori veicoli pesanti che si trovavano in quiescenza, ma le condizioni non erano certo vantaggiose. Siamo in stallo».
Federispettori ha presentato alla Direzione generale della Motorizzazione civile una stima delle potenzialità di mercato e del fabbisogno di personale.
«Sì, su dati ACI, abbiamo stimato che su 1,2 milioni di veicoli pesanti, tolti gli ADR o il trasporto di alimentari deperibili per i quali l’Amministrazione non dà delega ai privati, il parco circolante che coinciderebbe per noi con il parco revisioni sia di circa 1 milione di veicoli. Consideriamo poi che i tempi di ogni seduta sono predeterminati, si fa presto a fare un calcolo di quanti ne occorrano: sono 250 ispettori veicoli pesanti. Ma gli aspiranti, quelli che hanno svolto il modulo C, sono molti di più. Quindi c’è bisogno di una graduatoria, per due motivi. Primo: dobbiamo evitare che tutti gli ispettori si spostino sul segmento dei mezzi pesanti per evitare un crollo delle retribuzioni e una distorsione della concorrenza. In secondo luogo, se il mercato offrisse, diciamo, solo una o due sedute a settimana, e con retribuzioni insufficienti, chi se la sentirebbe di lasciare oggi il lavoro da dipendente in un centro privato? Il punto centrale è dare continuità lavorativa a questi professionisti».
Il punto è questo, l’inquadramento retributivo?
«Dall’inquadramento retributivo, a cascata, dipendono la garanzia di terzietà e quindi di mancanza di conflitto di interessi dell’ispettore, lo stop alla concorrenza sleale, il riconoscimento di una professione determinante per la sicurezza stradale. Soprattutto la garanzia che la gestione degli ispettori, in un raggio di operatività predeterminato, sarà gestita dalle UMC. Proprio per garantire l’indipendenza professionale della categoria».
Dunque, obiettivo “libero professionista”?
«La libera concorrenza per noi deve esercitarsi senza un surplus di offerta professionale. Per questo chiediamo una graduatoria, per evitare che ci si metta a farci concorrenza per lavorare per le imprese anziché per la sicurezza stradale. Questo problema esiste già oggi per i veicoli leggeri, non estendiamolo anche ai veicoli pesanti. E sempre per la stessa ragione vediamo con favore una filiera di intermediari a servizio delle imprese di trasporto o dei cittadini, di cui fanno parte gli Studi di consulenza. Tra richiedente e ispettore c’è un soggetto intermedio, è la filiera della terzietà». (e.b.)