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L’autoscuola dal punto di vista dell’istruttore

L’autoscuola dal punto di vista dell’istruttore

| il 24, ago 2013

Come nasce l’avventura nel mondo delle autoscuole? I primi passi.

Da lontano, parliamo degli anni ‘60… Ero bambino quando mio nonno mi avvicinò per la prima volta al mondo dell’autoscuola, ma fin da subito sentii che quello sarebbe stato un luogo dove avrei trascorso le mie giornate. Erano gli anni del “boom economico”, chi aveva disponibilità di denaro correva in autoscuola per imparare a guidare, comprava le prime auto. Gli alunni allora erano uomini, non come ai giorni nostri dove i ragazzi a 16 anni già guidano una mini-car, tanta è la voglia – e le possibilità – di mettersi al volante. All’epoca non esisteva l’interdizione al fumo e ancora oggi ricordo il forte odore che proveniva dagli uomini in piedi in fondo all’aula. Uomini con ancora gli abiti da lavoro, magari stremati dopo una giornata intensa, ma regolarmente al proprio posto. Tanto per dare un’idea dell’ambiente, la nostra autoscuola era stata strutturata con una duplice funzione: aula didattica il giorno e parcheggio auto, la notte. È un’immagine, una fotografia, che custodisco gelosamente dentro di me.

Com’è cambiato il metodo d’ insegnamento negli ultimi vent’anni?

L’insegnante all’epoca veniva chiamato maestro. L’allievo, una persona da formare che non poteva discutere la materia, né sollevare dubbi, perché il saper guidare l’auto era visto come una sorta di arte da tramandare, un dono che ti avrebbe accompagnato per tutta la vita. Non vi era spazio per le discussioni, se il maestro faceva bene o male, veniva comunque accettato. L’insegnante era carismatico e sempre in giacca e cravatta, erano rare le occasioni in cui vestiva in abiti informali. Poca confidenza con tutti, e quando si lasciava andare, traspariva comunque in lui una certa distanza, anche in maniera subliminale lasciava intendere che lui era colui il quale ti stava insegnando a guidare. Il suo sapere era rispettato, quasi da inchino. E la grande voglia, la grande ambizione di volante e marce, asfalto e indipendenza, faceva sopportare alla gente anche gli atteggiamenti più autoritari. Per me la figura predominante in autoscuola era sicuramente quella dell’insegnante rispetto al titolare, che in alcuni casi neanche aveva la patente. O comunque non erano richiesti i requisiti di oggi. Insomma, un sostituto valido ma quasi necessario, visto quello che rappresentava.

Oggi…Quali sono le difficoltà maggiori per un istruttore?

L’approccio del candidato che sale in auto per la prima volta. Perché è impacciato, nervoso, molto spesso non si sente all’altezza della situazione, deve riuscire a guidare un veicolo in strada, nel traffico, con tutte le note difficoltà che questo comporta. L’istruttore deve lavorare da psicologo, ancora prima che da maestro, perché deve avere subito la chiave di lettura giusta per relazionarsi con il candidato. Ognuno ha la propria personalità, ognuno risponde in maniera diversa ai dettami. Ecco quindi che l’aspetto psicologico diviene fondamentale per entrare in sintonia, perché permette di aprire canali di comunicazione altrimenti interdetti che possono facilitare l’apprendimento. L’errore che non dobbiamo fare è di trattare l’allievo come un numero. L’ultima guida deve essere gestita come la prima, ricordandoci sempre che quella che per noi è normalità per lui è una montagna da scalare. Dobbiamo essere bravi a tendergli la mano. Emotivamente, ancor prima di fargli sistemare il sedile. Un esempio? Io sono anche insegnante di teoria e sa quanti ragazzi che sono stati con me in aula fino alla settimana prima, mi chiedono se li accompagno per la loro prima guida? Moltissimi. Inconsciamente si sentono più sicuri, perché abbiamo avuto modo di conoscerci, siamo entrati in sintonia ed abbiamo già abbattuto tutte le barriere che renderebbero l’approccio alla guida più difficoltoso.

Differenze tra il metodo tradizionale e il Metodo La Nuova Guida?

Il Metodo La Nuova Guida è la risposta al problema di cui parlavamo. Capita che durante la preparazione l’allievo si ritrovi a dover cambiare istruttore, magari per esigenze logistiche, o più semplicemente perché il titolare vuole testare le capacità di guida dell’allievo, creando, di fatto, un’atmosfera molto vicina a quella dell’esame. Risultato? un allievo rigido, di colpo insicuro, privato della consapevolezza acquisita. Con il Metodo questa cosa può essere superata, perchè sopperisce tracciando una linea guida che non muta da istruttore a istruttore. Il metodo, poi, ha salvato la mia professione. C’è stato un periodo in cui ero in profonda crisi, vedevo che l’autoscuola era percepita come un qualcosa che serviva solo per prendere la patente. Di quella che era la mia professione e, perché no, la mia passione, c’era rimasto ben poco. E il metodo ha cambiato le carte in tavola. Ho modificato il mio modo di insegnare, al punto che non riuscirei mai a tornare indietro. Avere due bocciati in un solo anno è una soddisfazione che non si può spiegare. Il Metodo La Nuova Guida ha aggiunto qualità e lustro alla mia professione spazzando via i brutti pensieri che avevo prima di parteciparvi. Avrei solo un spunto da dare.

Quale?

Mi piacerebbe approfondire maggiormente l’aspetto psicologico legato all’ansia d’esame, alla gestione delle emozioni, ma so già che questo è un argomento su cui La Nuova Guida è già a lavoro da tempo. Un nuovo passaggio del progetto comunicazione dedicato al network.

La risposta dei ragazzi al Metodo La Nuova Guida?

Al corso di aprile avevo un’allieva timorosa ma che lavorava con dedizione. Mi diceva spesso “Michele ho paura” …  Abbiamo iniziato piano piano, seguendo i passi del metodo. Non le spiegavo l’uso della frizione se prima non aveva imparato correttamente l’uso dell’acceleratore e freno. Dopo 4-5 guide, succede quello che non ti aspetti. Partiamo e dopo qualche minuto le dico: Giorgia, forse non ti stai rendendo conto di una cosa! Lei: di cosa parli, Michele? Io: … stai guidando da sola! È stata una sensazione stupenda. Se prima il risultato poteva essere buono, ora il metodo mi regala vere e proprie soddisfazioni. Vedere una ragazza all’inizio timorosa che ha imparato a guidare senza paura, pulita, fluida, significa che avete raggiunto l’obiettivo. Io come istruttore e lei come allieva. La mia gioia è questa. Il vero plus del Metodo La Nuova Guida è questo. Mia suocera, over 60, si porta dietro un difetto che ha fin dalla prima volta che salì in auto. Non sa usare bene la retromarcia, fa fatica. Ecco, posso affermare con cognizione di causa che con il Metodo non sarebbe successo.

 

LE AUTOSCUOLE DI PADOVA: UN CASO VIRTUOSO

L’autoscuola S.Angelo di Paggiaro, dove Michele Tarlindano ricopre la funzione di insegnante e istruttore, è una delle quattro autoscuole La Nuova Guida di Padova. Tutti Soci storici che hanno contribuito attivamente a fondare, il 4 Luglio 2009, il Consorzio. Da quel giorno, non hanno mai smesso di crederci. Si riuniscono spesso per discutere di progetti futuri e si propongono per ospitare i corsi La Nuova Guida sul Metodo, su Comunicazione e Accoglienza, sulle Due Ruote. E’ anche e soprattutto grazie a Soci come loro se il Consorzio continua a crescere con continuità.

 

Pubblicato sul numero 07/08/2013 del magazine Il Tergicristallo

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