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Cima

Lavori stradali: la crisi che colpisce la sicurezza

Lavori stradali: la crisi che colpisce la sicurezza

| il 07, Ott 2014

La Siteb (Associazione Italiana Bitume e Asfalto Stradale) ha raccolto ed elaborato i dati relativi al consumo di asfalto, principale indicatore dello sviluppo dell’industria stradale, nonché della sicurezza sulle strade.

Le attività di costruzione e manutenzione sono praticamente ferme e i consumi di conglomerato bituminoso (più noto come asfalto) si sono dimezzati negli ultimi 8 anni, passando dai 44 milioni di tonnellate del 2006 ai soli 22,5 previsti per quest’anno. Una situazione, quella attuale, che pone a rischio la sicurezza degli automobilisti, condanna al depauperamento il nostro patrimonio stradale e accentua la crisi di un settore che conta oltre 4.000 aziende impegnate nella realizzazione delle strade e 400 impianti di lavorazione del bitume, per un totale di 35.000 addetti diretti e un indotto di 500.000 lavoratori. Questo preoccupante scenario emerge dall’analisi semestrale condotta dal Siteb (Associazione Italiana Bitume e Asfalto Stradale) che ha raccolto ed elaborato i dati relativi al consumo di asfalto, principale indicatore dello sviluppo dell’industria stradale.

L’Italia possiede una rete di poco meno di 500mila km di strade principali, che salgono a 850mila km, tenendo conto anche di quelle all’interno delle città e delle secondarie o private.

Un patrimonio dal valore immenso – affermano alla Siteb – che in buona parte si sta perdendo per mancanza di una seria e programmata manutenzione. In gran parte dei casi il degrado non riguarda la parte superficiale asfaltata, ma è dovuto al collasso degli strati di base sottostanti. Troppo spesso s’interviene solo per tamponare l’emergenza, con risultati effimeri, e alla lunga si spende di più senza risolvere i problemi. Le autostrade con pedaggio vivono una situazione migliore, ma la loro estensione è limitata: circa 6.600 km. Siteb stima che per tenere in buona salute le nostre strade occorrerebbe utilizzare almeno 40 milioni di tonnellate di asfalto l’anno, quasi il doppio di quelle che saranno impiegate quest’anno.

Il calo del consumo di asfalto resta accentuato, anche se nei primi 4 mesi dell’anno gli operatori del settore manutenzione e costruzione strade avevano registrato un incremento nel consumo bitume rispetto allo scorso anno (+8%), dovuto sostanzialmente all’aumento degli interventi di manutenzione necessari per rimediare agli effetti di un inverno particolarmente piovoso che ha provocato sulle strade buche e altri danni. L’arrivo dei mesi più caldi e intensi per le attività produttive ha però smorzato ogni rosea aspettativa riportando il trend in linea con la chiusura del 2013, il peggiore anno per il comparto. Secondo Siteb ogni eventuale speranza di ripresa è rinviata al 2015. “Ci attendevamo decisamente di più dai primi passi del nuovo Governo – ha dichiarato Michele Turrini, presidente Siteb – La ripresa del nostro Paese non può prescindere da un piano straordinario d’investimenti sulle infrastrutture, in primis bloccando il depauperamento della nostra rete stradale attraverso il rilancio delle attività di manutenzione, troppo spesso rinviate a tempi migliori”.

In gran parte dei casi il degrado non riguarda la parte superficiale asfaltata, ma è dovuto al collasso degli strati di base sottostanti. Troppo spesso s’interviene solo per tamponare l’emergenza, con risultati effimeri, e alla lunga si spende di più senza risolvere i problemi

“Dopo la politica di annunci – ribadisce – è tempo di dare maggiore concretezza alle indicazioni espresse sbloccando realmente il Paese, anche mediante una svolta nel sistema creditizio, la cui stretta continua a frenare gli investimenti e avviando a definitiva soluzione il problema dei ritardati pagamenti che ancora affligge le nostre aziende e non solo” E conclude: “L’impegno assunto dall’esecutivo con lo ‘Sblocca Italia’ è troppo timido. Le limitate risorse liberate costituiscono una misura non adeguata alla situazione di profonda crisi attraversata dal nostro Paese. Servono risposte di più ampio respiro”.

(fonte: ansa)

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