Professione passione
unasca | il 07, Nov 2018
Soddisfatti del proprio lavoro, certo. Attenti ai fenomeni sempre più diffusi di concorrenza sleale. Scontenti dei costi che burocrazia e la loro stessa attività imprenditoriale richiedono. Non solo. Si dicono sicuri che le guide certificate per le due ruote vadano aumentate. Dubbiosi sull’efficacia dei corsi per esaminatori, sin qui. Certi che la formazione sia necessaria, ma con un sopracciglio alzato all’idea che la patente progressiva sia qualcosa di più di una necessaria integrabile formazione psicologica dell’automobilista. Questo il profilo che emerge dal sondaggio 2018.
UNASCA ha deciso ancora una volta di dare voce ai singoli: i titolari di autoscuola, chi vi lavora, gli insegnanti istruttori, e anche i non associati. Le singole voci contano, perché è da lì che l’associazione parte per costruire una proposta da portare direttamente all’attenzione della nuova legislatura e della Direzione Generale della Motorizzazione.
Ecco perché, a cavallo tra il 2017 e il 2018, è stato predisposto un nuovo sondaggio rivolto alla categoria delle autoscuole. Ne era già stato indetto uno nel 2015, su “formazione, esami, esaminatori”. Con il lavoro dell’associazione, quelle istanze si sono poi trasformate in qualcosa di concreto nel 2017. In quell’anno, infatti, sono state emesse le circolari da parte della Direzione generale della Motorizzazione civile e sono nati i corsi di formazione per gli esaminatori. «Il primo questionario ha avuto successo e ci ha dato indicazioni che si sono poi trasformate in circolari operative – spiega il segretario nazionale autoscuole UNASCA Emilio Patella –. Siamo arrivati ad avere, per la prima volta in Italia, il primo corso per gli esaminatori. Siamo quindi tornati a chiedere ad associati e non di farci sapere quali fossero le loro aspettative e quali fossero le criticità del settore».
In collaborazione con il Centro Studi Cesare Ferrari, è nato così il secondo sondaggio promosso da UNASCA. «Abbiamo raggiunto anche questa volta un alto grado di partecipazione – racconta Andrea Onori vice Presidente del Centro Studi Cesare Ferrari – con le risposte di 695 esperti. Basti considerare che per le indagini politiche solitamente il campione è di mille persone per tutta la popolazione italiana, per capire quanto sia stato positivo questo risultato». Le risposte sono arrivate da tutta Italia, soprattutto dalla Lombardia, dalla Campania, dalla Puglia e dal Lazio, ma anche dall’Emilia Romagna e dalle Marche, dal Veneto, dal Friuli Venezia Giulia e a seguire dalle altre regioni. A rispondere sono stati i soci e titolari di autoscuole (56,9%), i titolari unici di autoscuole (23,8%), a seguire i dipendenti istruttori e insegnanti, collaboratori familiari dei titolari, i dipendenti istruttori, e infine i dipendenti insegnanti. A colpire l’attenzione della Segreteria nazionale sono state in particolare alcune risposte. Vediamole nel dettaglio.
SODDISFAZIONE PER IL PROPRIO LAVORO
Ancora una volta, così come è stato in occasione del primo sondaggio, la maggioranza degli intervistati si è detta soddisfatta del proprio lavoro. Ben il 75%, infatti, ha dato risposta affermativa, con picchi di valutazione tra il 7 e l’8, su un punteggio massimo di 10. Tra le criticità, c’è ancora una differenza evidente, secondo il campione, tra la quantità elevata di lavoro e il guadagno (41,4%). Inoltre molti lamentano la presenza di una concorrenza sleale che fa continuamente abbassare i prezzi (38%), o comunque una massiccia presenza di altre autoscuole nella vicinanza (35,2%). Addirittura il 23,3% del campione lamenta il fenomeno delle autoscuole abusive. Ancora alte, inoltre, le spese necessarie per gestire l’attività (35,5%), così come la burocrazia (33,9%). Singolare è la risposta data dal 14,2% degli intervistati, che dichiarano come maggiore criticità la difficoltà a trovare dipendenti insegnanti istruttori per la poca disponibilità di questi ruoli altamente specializzati. Per il 74,4% delle scuole guida il modello “autoscuola” dovrebbe rimanere quello attuale, anche se un 15, rischierebbe per un’attività in forme più semplici e di ridotte dimensioni, pur mettendo in conto aperture di altre autoscuole, e che venga meno la sicurezza e la certezza dei requisiti necessari. Per il 59,7% del campione, in futuro sono necessarie ulteriori attività certificate. Dall’altra parte, per il 16,5% degli associati, il proprio lavoro dovrebbe avere minori complessità. Contrastanti le risposte di una parte minore del campione: il 7,6% si dice pronto a cambiare lavoro, mentre un altro 7,9% è pienamente soddisfatto e per il futuro non desidera nulla di più di quello che ha già.
DUE RUOTE, PIÙ GUIDE CERTIFICATE
Le guide certificate, oggetto di una specifica domanda, oltre ad essere mantenute, per il 57,8% degli intervistati andrebbero aumentate con altri moduli necessari per la sicurezza stradale. Per il 27,4% del campione in esame, andrebbero però sostituite con moduli diversi le guide notturne. Sembrano essere quasi tutti concordi (74,6%) sulla necessità di introdurre guide certificate obbligatorie per le patenti AM, A1, A2 e A. L’aspetto su cui insistere è innanzitutto la guida urbana, ed extra urbana, con prove di guida, curva e “mano” da tenere nel traffico, per ciclomotori e motocicli. Subito dopo, è necessario insistere sulle rotatorie, le svolte a sinistra e a destra nelle intersezioni urbane ed extraurbane, e sulle inversioni di marcia. Seguono i moduli sulla distanza di sicurezza e lo spazio di arresto, sull’equilibrio e la posizione di guida, il sorpasso, gli indumenti e le regolazioni.
I CORSI PER ESAMINATORI SONO SERVITI?
Dopo le guide, c’è ovviamente il momento dell’esame. I corsi per gli esaminatori saranno serviti? Per quasi metà degli intervistati, non c’è stato alcun cambiamento visibile; mentre per il 28,4% c’è stato un cambiamento in positivo. Cos’è che ancora non funziona? Le risposte oscillano tra la mancanza o l’eccesso di regole, e sul grado di “rigidità” di queste ultime. Sembra esserci, in sostanza, una mancanza di equilibrio. La richiesta da parte delle autoscuole è chiara: uniformità nei criteri di giudizio in sede di esame, ma soprattutto il bisogno di esaminatori sempre più formati. Il 71,1% del campione dell’indagine, infatti, sarebbe favorevole alla creazione di un “corpo di esaminatori” su base regionale, che si dedichi esclusivamente a questa funzione e che venga gestito sia dalla Motorizzazione sia da un soggetto esterno. Il 48,5% ritiene inoltre utile l’introduzione di un sistema di monitoraggio dei tempi e dei percorsi d’esame di guida.
MEGLIO LA FORMAZIONE DEL CONTROLLO
L’esame viene riconosciuto ancora come momento necessario per testare e riconoscere il livello di preparazione del candidato. Il 78,5% delle autoscuole non è favorevole al conseguimento delle patenti A2 a A senza la prova di esame, ritenuta quindi ancora fondamentale. Per 8 autoscuole su 10, quasi la totalità, sarebbe utile introdurre una successiva verifica dopo l’esame classico. Non, però, un altro esame (il 47,3% è sfavorevole ad un secondo livello di valutazione con ripetizione dell’esame di guida a campione), ma una verifica psicofisica o una formazione certificata. Si tratta della cosiddetta guida di 2° livello, una sorta di patente progressiva in più fasi, con una forte spinta sulla formazione psicologica, che si sta già sperimentando con successo in altri paesi europei, e di cui UNASCA ha discusso nel convegno organizzato all’Università Cattolica di Milano nel giugno scorso.
IL LAVORO DELLA SEGRETERIA NAZIONALE
«Abbiamo studiato le risposte per capire se le politiche associative siano condivise dalla categoria – spiega il Segretario nazionale Emilio Patella – ora è il momento di portare le nostre richieste all’attenzione del Ministero. Con il primo sondaggio, avevamo fatto presente a chi di dovere quali fossero gli aspetti da colmare, come l’esigenza di uniformare i criteri di valutazione dei candidati in sede di esame. Oggi è il momento di far presente quale sia il risultato riscontrato da parte degli operatori, rispetto al percorso iniziato». Oltre alla questione degli esami, l’associazione crede sia utile porre l’attenzione sul tema delle guide obbligatorie e della formazione obbligatoria per la patente. «Siamo uno dei pochi paesi nell’Ue a non avere ancora la formazione obbligatoria, e ricordiamoci che ciclomotori e motocicli sono le categorie più a rischio, con un picco di morti sulla strada registrato rispettivamente nel 2016 e nel 2017. Una ulteriore riflessione riguarda la possibilità di introdurre in Italia elementi già presenti in altri paesi, come ad esempio la patente progressiva. Significa non fermarsi al primo esame ma prevedere un periodo di prova e di studio e poi una seconda verifica, che non deve essere per forza un ulteriore esame, ma può essere il completamento di un percorso formativo».
(Scopri i grafici completi elaborati dal sondaggio nell’edizione digitale del Tergicristallo, su App per Android e iOS)