Sicurezza stradale, italiani refrattari alle cinture di sicurezza
unasca | il 16, Set 2020
Gli italiani sono refrattari all’utilizzo delle cinture di sicurezza. L’Italia si conferma agli ultimi posti in Europa per il mancato utilizzo delle cinture di sicurezza sui sedili degli autoveicoli fino a 3,5 tonnellate (auto e furgoni). Le ultime statistiche europee sono state pubblicate da ETSC (Euroepan Transport Safety Council) nel 2015, dove nel confronto tra i vari paesi, l’Italia ne esce decisamente male.
Sui sedili anteriori i tassi di utilizzo delle cinture di sicurezza sono più alti in Germania, Svezia, GB ed Estonia con il 98% dei passeggeri che si allacciano le cinture di sicurezza durante gli spostamenti. I tassi di utilizzo delle cinture di sicurezza sui sedili anteriori rimangono al 61% in Croazia, al 62% in Italia, al 74% in Serbia, all’82% in Lettonia e all’83% in Ungheria.
Le disparità tra i paesi sono ancora maggiori quando si tratta di indossare le cinture di sicurezza sui sedili posteriori: dal 98% in Germania e Repubblica Ceca a solo l’1% in Croazia (Fig.6). Indossare la cintura di sicurezza sui sedili posteriori è ancora eccezionale in Serbia con il 7% dei passeggeri dei sedili posteriori che allacciano le cinture, in Italia (15%) e in Lituania (33%). Il maggiore aumento negli ultimi cinque anni nel tasso di utilizzo delle cinture di sicurezza posteriori è stato registrato in Austria, Estonia, Repubblica Ceca, Danimarca e Svezia.
Purtroppo, gli occupanti dell’auto sottovalutano ampiamente le conseguenze del mancato utilizzo delle cinture di sicurezza nella parte posteriore. I passeggeri dei sedili posteriori senza cintura, che vengono lanciati in avanti sullo schienale dei sedili anteriori, aumentano significativamente il rischio di morte per sé stessi e per gli occupanti dei sedili anteriori con cintura. Quando la velocità di collisione aumenta, aumenta anche la forza sul corpo quando colpisce il sedile anteriore o il finestrino anteriore.
Per evidenziare la gravità della situazione e sensibilizzare l’utenza, UNASCA e EFA in collaborazione con la ONG greca RSI (Road Safety Institute) hanno prodotto il remake di un video messaggio molto forte di fine anni ’90 riportante le conseguenze sugli occupanti di un veicolo, a seguito del mancato utilizzo delle cinture di sicurezza sui sedili posteriori degli autoveicoli.
Manuel Picardi, Segretario generale di EFA, e componente della Segreteria nazionale UNASCA, commenta: «Gli italiani di allacciare la cintura di sicurezza sui sedili posteriori, proprio non ne vogliono sapere. È singolare che a quasi 30 anni dall’introduzione dell’obbligo di indossare le cinture di sicurezza per tutti gli occupanti dei veicoli, ancora oggi gli automobilisti ci chiedano da quando sia stata introdotta questa norma anche dietro! Il senso di protezione che ha un passeggero trasportato sui sedili posteriori è inversamente proporzionale al reale rischio a cui si sta esponendo gli occupanti dei sedili anteriori. In caso di un brusco rallentamento, lo spostamento in avanti di un corpo umano non adeguatamente fissato ai sedili, può comportare gravi conseguenze anche, e soprattutto, agli occupanti dei sedili della fila anteriore. Fortunatamente l’Unione Europea ha previsto che dal 2025 tutti i veicoli di nuova produzione siano dotati del dispositivo reminder (avvisatore acustico) in caso di mancato utilizzo delle cinture di sicurezza anche sui sedili posteriori».
(Foto: Alejo Reinoso/Unsplash)