Albo Gestori Ambientali, la transizione ecologica ha bisogno della mobilità
unasca | il 22, Mar 2022
La transizione ecologica funziona se funziona la digitalizzazione. Chi volesse averne prova deve guardare all’Albo Nazionale Gestori Ambientali. Non solo perché la struttura fornisce supporto tecnico e operativo alla Direzione per l’Economia circolare del Ministero per la Transizione Ecologica per la tracciabilità dei rifiuti, ma soprattutto perché la green economy ha bisogno di processi chiari e trasparenti.
I rifiuti, inoltre, si spostano su strada. La mobilità, perciò, è un fattore fondamentale della green economy e in Italia si contano quasi 700 mila veicoli iscritti all’Albo; di questi, circa 345 mila sono in conto terzi. Dunque, una fetta di mercato importante per la consulenza automobilistica. Un segmento che richiede un’alta specializzazione e dimestichezza con documenti digitali nativi. Lo stato dell’arte dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali lo traccia il presidente Daniele Gizzi, nominato con decreto del ministro Roberto Cingolani nello scorso settembre. «Anzitutto distinguiamo tra l’Albo classico e l’Albo 4.0» dice Gizzi, ingegnere ambientale, che succede a Eugenio Onori scomparso nel giugno del 2021.
Presidente Gizzi, perché distinguere due fasi dell’Albo?
«C’è un trend di crescita sia per il numero delle imprese, sia per i veicoli iscritti all’Albo che ha delle sue ragioni proprie e poi c’è una nuova fase per l’Albo, che si è aperto con l’avvio della sperimentazione del Registro Elettronico Nazionale sulla Tracciabilità dei Rifiuti, il RENTRI. Ad oggi, le imprese iscritte all’Albo sono 162.764. Si tratta di micro, piccole, medie e grandi imprese e poi ci sono le imprese pubbliche e private che si occupano della movimentazione e del trasporto dei rifiuti nel Paese. Se guardiamo al dato del 2018, quando le imprese iscritte erano 152 mila, dovremmo chiederci se questo aumento sia frutto solo di una maggiore consapevolezza delle tematiche green in Italia o se ci siano anche altri fattori. Nel 2019 erano 153 mila. Nel 2020 crescono a quota 156 mila».
Come vanno letti questi numeri?
«Sono numeri che si spiegano con il Dl 116 del 2020, che modifica in modo sostanziale la parte IV del Testo Unico Ambientale e ridisegna la classificazione dei rifiuti e della loro tracciabilità in base al “Pacchetto Economia Circolare” dell’Unione europea. Poi ci sono nuovi strumenti di controllo che abbiamo messo a punto. Con i comandi regionali dei carabinieri forestali stiamo sottoscrivendo degli accordi per l’utilizzo della app FDA che con una sola foto della targa permette di incrociare su più banche dati, tra cui quella dell’Albo, la situazione giuridica dell’impresa cui un veicolo è intestato. Anche in questo caso i dati parlano chiaro: nel 2017 le interrogazioni web erano 2000 e 511 via app; nel 2021, sino a ottobre, le interrogazioni web erano 18 mila e via app oltre 8 mila».
E poi c’è la digitalizzazione.
«Transizione ecologica e digitalizzazione corrono veloci, è un processo che si conta sulla distanza di mesi. La spinta verso i processi digitali completa la spiegazione dei numeri che ho elencato prima: le imprese possono iscriversi all’Albo senza compilare carte. L’Albo è il punto di incontro tra le esigenze di tracciamento e controllo della PA e l’esigenza delle imprese di semplificazione burocratica. Ed è proprio su questo punto che si apre la fase dell’Albo 4.0 di cui parlavo all’inizio e cioè il RENTRI su cui stiamo conducendo la fase di sperimentazione e ottimizzazione».
Prima di passare a questo tema, però, vediamo i numeri dei veicoli. Perché l’economia circolare ha bisogno del sistema della mobilità, sia che si tratti di autotrasporto, che di flotte di veicoli allestiti o di serie.
«Anche i veicoli iscritti sono aumentati negli ultimi cinque anni: dai 610 mila del 2018 ai 694.706 nel 2021. Si tratta di oltre 336 mila veicoli per il trasporto in conto proprio, cioè aziende che producono rifiuti professionali come le imprese edili o di installazione di impianti. Gli altri 345 mila sono trasportatori professionali in conto terzi. Nel 2021, rispetto al 2020, abbiamo un +20% di procedimenti gestiti per un totale di 188.600 tra cancellazioni, estensioni codici EER, e altre pratiche che coprono più categorie di iscrizione all’Albo. In sintesi: ogni impresa iscritta presenta almeno una pratica all’anno per la categoria in cui è iscritta. Anche questi sono numeri per i quali ci aspettiamo un trend di crescita nel 2022».
Dunque, cos’è l’Albo 4.0?
«Significa digitalizzazione di tutti gli adempimenti per la movimentazione dei rifiuti e passare da strumenti di controllo alla trasmissione di dati. Il RENTRI, infatti, non ha nulla a che fare con l’esperienza fallimentare del SISTRI, il Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti nato nel 2009. Ora l’approccio si basa sull’interoperabilità con il registro imprese. Siamo partiti a luglio con la sperimentazione di un prototipo che con un costante confronto con le associazioni di categoria stiamo affinando. Da Confindustria, a FISE Unicircular, a Confartigianato e CNA, alle rappresentanze dell’autotrasporto. La gestione dei dati ci permetterà di fare una vera pianificazione per l’economia circolare in Italia, senza salti nel buio. RENTRI raccoglierà i dati dei registri di carico e scarico e formulari di trasporto, con l’eliminazione dei documenti cartacei. So che sembra paradossale, ma ad oggi non abbiamo se non una stima approssimativa del numero di movimentazioni giornaliere, ebbene il RENTRI ci permetterà di averne un quadro esatto. Avremo un periodo transitorio in cui carta e digitale conviveranno. Ma poi tutti i documenti saranno nativi digitali. L’ingresso nel sistema sarà effettuato con lo Spid, poi le operazioni si potranno delegare; anche agli Studi di consulenza».
(Foto: Unsplash)