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Targhe estere, Unasca: rischio siano più convenienti immatricolazioni fuori Italia

Targhe estere, Unasca: rischio siano più convenienti immatricolazioni fuori Italia

| il 21, mar 2022

Targhe estere: in nome della libera circolazione tra Paesi dell’Unione europea, da oggi lunedì 21 marzo c’è il rischio che province, città metropolitane e regioni vedano ridursi il gettito fiscale proveniente dalle immatricolazioni dei veicoli e bollo auto oltre che dalle imposte di bollo con un ingente danno per l’Erario. Il perché, lo spiega la Segreteria nazionale degli Studi di consulenza automobilistica UNASCA, che esprime preoccupazione anche per l’attività degli operatori privati che rappresenta.

DA LUNEDÌ 21 MARZO I RESIDENTI IN ITALIA POSSONO CIRCOLARE CON TARGA ESTERA
Da oggi lunedì 21 marzo entra in vigore la modifica all’articolo 93 del Codice della strada, così come previsto dalla Legge 238 del 23 dicembre 2021, che introducendo il nuovo art. 93 bis regola la circolazione dei veicoli immatricolati in uno Stato estero nel nostro Paese. Rispetto alla stretta sulle esterovestizioni decisa dal governo nel 2018 con l’applicazione delle norme contenute nel famoso Decreto Sicurezza, l’Italia ha dovuto cambiare radicalmente approccio e rispettare una direttiva europea che agevola l’esercizio dei diritti dei lavoratori nel quadro della loro libera circolazione nell’Unione. Se nel 2018 si optò per l’obbligo di reimmatricolare i veicoli entro 180 giorni qualora utilizzati da cittadini residenti in Italia da oltre 60 giorni che non avevano ottemperato agli obblighi previsti, ora invece sarà sufficiente un documento con data certa dal quale risultino il titolo e la durata della disponibilità del mezzo. Superati i 30 giorni, il veicolo va iscritto nel nuovo Registro dei veicoli esteri (Reve). Per i cittadini stranieri in attesa di ottenere la residenza italiana scatta l’obbligo di reimmatricolazione entro tre mesi. Per chi non sceglie la residenza italiana, il tempo massimo consentito per circolare sul nostro territorio è di un anno ai sensi del riscritto art. 132 del Codice della strada

VANTAGGI E SVANTAGGI
Destano preoccupazione le previsioni contenute nelle disposizioni applicative relative al sub-utilizzo, come ad esempio i veicoli immatricolati all’estero ad uso noleggio senza conducente, ceduti a soggetti residenti in Italia che a loro volta li cedono, sempre a noleggio senza conducente, con regolari contratti. Previsioni che potrebbero generare due scenari: nel primo potrebbe risulta più conveniente immatricolare veicoli o flotte di veicoli direttamente nel Paese estero, causando il mancato gettito IPT alle province, il pagamento del bollo alle Regioni e le imposte di bollo all’Erario. Nel secondo scenario, si verificherebbe un aumento delle radiazioni dei veicoli per esportazione e la loro successiva immatricolazione in un Paese membro Ue con rientro in Italia attraverso contratti a sub-utilizzo.

«Il rischio – dichiara Gilberto Negretti, responsabile del settore Nazionalizzazioni UNASCA – è che tra i benefici di aver fatto emergere una zona grigia alla quale sfuggivano sicurezza stradale e la mancata riscossione delle sanzioni, si contrappongono i minori volumi di pratiche di immatricolazione per i professionisti con un minor gettito fiscale per l’Erario; il tutto in nome della legittima libera circolazione di persone, capitali e servizi che potrebbe innescare una grave perdita per l’Italia.

DA DOVE NASCE LA QUESTIONE
La Corte di Giustizia europea nel 2021 ha accolto il ricorso di un cittadino italiano che circolava con un’automobile con targa estera intestata alla moglie residente in Slovacchia. Il veicolo era stato sanzionato in base al “Decreto sicurezza” voluto nel 2018 dall’allora ministro degli Interni Matteo Salvini con 711 euro di multa cui sarebbe seguita la confisca del mezzo se non lo si fosse reimmatricolato in Italia entro 180 giorni. Il ricorso al giudice di pace era stato accolto a Bruxelles in quanto in contrasto con l’art. 63 paragrafo 1 del TFUE (Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea); la Corte ritenne infatti che l’Italia discriminasse la libera circolazione dei cittadini europei e dei loro beni in base alla nazionalità di fatto – era l’argomento – applicando una tassa al comodato d’uso transfrontaliero dei veicoli a motore.

(Foto: Unsplash)

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