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Dio ha salvato la Regina (o è stato Cameron?)

Dio ha salvato la Regina (o è stato Cameron?)

| il 28, feb 2014

L’espressione spending review è entrata nel vocabolario di tutte le famiglie italiane, ma il Governo inglese ha trasformato il concetto in fatti più che concreti.

Che l’Inghilterra avesse dimostrato di aver ingranato la terza lo avevamo scoperto leggendo i dati di Smmt sulla vendita delle automobili: una crescita pari al 10,8%, per un totale di più di 2 milioni di mezzi, 6 miliardi di sterline di investimento nell’automotive negli ultimi 2 anni e circa 30 mila posti di lavoro creati. Non voglio aggiungermi al coro demagogico di chi ci racconta che fuori dall’euro si starà meglio, perché uscire dall’euro in queste condizioni è una pura follia. L’espressione spending review è entrata nel vocabolario di tutte le famiglie italiane, ma il Governo inglese ha trasformato il concetto in fatti più che concreti. Tanto per capirci, la Germania della Signora Merkel ha chiuso l’anno con un segno positivo del tutto modesto: 0,4 per cento. Il Regno Unito, la cui crescita era stimata a non più delle 0,7 per cento ha chiuso a poco meno del 1,9 per cento. Oggi il fondo Monetario internazionale stima il 2014 dell’Inghilterra al 2,4 per cento, quello della Germania a non oltre l’1,6 per cento. Dice giustamente Oscar Giannino sul suo fondo de Il Messaggero del 22 gennaio che le stime vanno sempre prese con le pinze e con le molle, ma quello che ci interessa capire è il meccanismo secondo cui l’Inghilterra sta dimostrando non solo l’uscita dalla recessione, che pure ha colpito duramente anche loro negli ultimi anni, ma di aver intrapreso la strada della crescita a spron battente.

Ma è nei motivi della crescita che l’Inghilterra ha davvero riavviato la macchina. Primo, la domanda interna sui consumi che è ripartita; secondo, il mercato dell’immobiliare che è tornato sui livelli più che apprezzabili; terzo, il finanziario che ha ricominciato a sentire espressioni come dividendi e bonus.

Secondo Giannino ci sono tre elementi che l’europa non può replicare: la sovranità monetaria; essere divenuti leader come piattaforma di servizi finanziari, grazie a criteri meno caotici di quelli europei; il valore aggiunto sul Pil degli inglesi non troppo superiore alla metà del nostro (“mentre noi” dice Giannino “dobbiamo tentare di riportare la quota del manifatturiero oltre il 20 per cento per difendere l’export sui mercati mondiali). Ma è nei motivi della crescita che l’Inghilterra ha davvero riavviato la macchina. Primo, la domanda interna sui consumi che è ripartita; secondo, il mercato dell’immobiliare che è tornato sui livelli più che apprezzabili; terzo, il finanziario che ha ricominciato a sentire espressioni come dividendi e bonus. E tutto questo si deve ad alcune mosse incredibilmente efficaci messe a segno da Cameron e Osborne: in Inghilterra il Governo ha tagliato la spesa pubblica; ha abbassato le imposte sul reddito del lavoro dal 20 per cento al 22 per cento con obiettivo al 20 per cento entro fine 2014; ha abbassato l’accisa sulla benzina e sui consumi energetici ed anche l’aliquota marginale sul reddito delle persone. Questa è la ricetta inglese, che ha funzionato e che continua ad offrire spunti che dovrebbero essere mandati a memoria da chiunque abbia a cuore il futuro di questo di questo Paese.

 

Pubblicato sul numero 02/2014 del magazine Il Tergicristallo

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