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Europa: anche gli autoscuolari si adeguino

Europa: anche gli autoscuolari si adeguino

| il 11, giu 2014

Anche Unasca guarda all’Europa, perché l’impatto che le direttive comunitarie ha avuto sulla nostra attività è stato a volte traumatico, ma senza dubbio positivo.

Fondamentale recepire le varie disposizioni sempre con spirito critico, salvaguardando le specificità delle autoscuole italiane.

Il mese di maggio è stato caratterizzato dalle elezioni per il Parlamento Europeo. Prima una campagna elettorale volgare e scomposta, dai toni rissosi e poco incentrata sulle questioni europee, poi le elezioni e i risultati, per alcuni versi sorprendenti. Il solito approccio sbagliato e tipicamente italiano di affrontare i problemi. Perché  l’Europa è un problema e come tutti i problemi presenta difficoltà, ma anche soluzioni.

Le autoscuole sono da tempo in Europa e ci stanno a pieno titolo. La prima direttive comunitaria relativa alle patenti di guida risale al 1981 e il 19 gennaio 2013 abbiamo dato applicazione alla terza, cambiando il numero e la tipologia delle patenti, l’età per condurre veicoli, le modalità di esame e adeguando il parco veicolare. Novità che stiamo ancora lentamente e faticosamente metabolizzando.

Abbiamo poi avuto la direttiva relativa alla carta di qualificazione del conducente. L’impatto che le direttive comunitarie, e quindi l’Europa, ha avuto sulla nostra attività è stato a volte traumatico, ma senza dubbio positivo: maggiore professionalità e maggiori competenze, nuove opportunità di lavoro. Va però rimarcato che l’Associazione non ha subìto in modo passivo le disposizioni comunitarie, ma si è attivata per seguirle, studiarle, recepirle in modo adeguato alla situazione italiana, salvaguardando il e la specificità che le autoscuole hanno nel nostro paese.

Per questo Unasca aderisce alla EFA (Federazione Europea delle Autoscuole) e da tempo frequenta i meeting internazionali. Va rimarcato che non esiste ancora una direttiva europea sulla formazione conducenti e non vi è uniformità tra le figure professionali dei vari paesi. Proprio per questo abbiamo sempre cercato di affermare e difendere il ruolo sociale e di pubblica utilità che le autoscuole svolgono. Essere europei in questo senso ci ha aiutato, non ostacolato, in quanto la comunità ha messo al centro della propria azione la sicurezza stradale, ottenendo risultati eccellenti, come la riduzione dei morti sulle strade di oltre il 40% in meno di 10 anni.

In questa logica sono arrivate norme come la carta di qualificazione del conducente, la patente a punti, la guida accompagnata, ecc. e l’Associazione ha colto queste opportunità: oggi in Europa sono pochi i paesi dove le autoscuole si occupano di tutto questo e pochissimi i paesi nei quali le autoscuole rinnovano le patenti o rilasciano attestazioni per conto dello Stato. Questo fa dell’autoscuola: un’impresa non esclusivamente commerciale, ma con un ruolo sociale e di pubblico servizio, tutelato dalle norme (art.123 del CdS) e più volte ribadito dal Consiglio di Stato. Peccato che il ruolo che lo Stato e la società riconoscono alle autoscuole italiane a volte non è compreso da certi  “autoscuolari”.

Emilio Patella,

Segretario Autoscuole  

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