Aumenti tariffe PRA: un decreto illegittimo
unasca | il 23, Jun 2013
Un decreto che viola il principio di uguaglianza
Un decreto che viola il principio di uguaglianza, e tutto finisce in mano al Tar. Ecco la sintesi, un po’ cruda, ma estremamente significativa, della denuncia di Unasca. È il 20 maggio quando Unasca, l’Associazione maggiormente rappresentativa degli Studi di Consulenza Automobilistica operanti nel settore servizi al mondo auto, assieme a due studi di consulenza in rappresentanza della categoria, ha proposto ricorso al Tar del lazio per ottenere l’annullamento del Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze di concerto grazie ad una comune linea con il Ministero della Giustizia del 21 marzo 2013 titolato “Adeguamento del sistema tariffario da corrispondere all’Automobile Club d’Italia – Aci per le attività relative alla tenuta del pubblico registro automobilistico” pubblicato sulla gazzetta ufficiale n. 74 del 28/3/2013. La questione è lapalissiana: il decreto viola il principio di uguaglianza, perché Aci incassa l’aumento degli introiti oltre che sui servizi che eroga, su tutti quelli che vengono gestiti dalle agenzie private, perché il decreto prevede che il cittadino paghi in ogni caso le nuove tariffe all’Aci, sia che si rechi in un’agenzia, sia che si rechi al Pra. E tutto ciò nonostante il fatto che con lo Sportello telematico dell’automobilista le agenzie vengano incaricate di eseguire oltre il 75% delle pratiche, sostenendone i relativi costi di gestione. “L’aumento delle pratiche auto” spiega Ottorino Pignoloni, Segretario Nazionale Studi di Consulenza Automobilistica “è valutabile per il 2013 in circa 30–40 milioni di euro che si abbatte su cittadini, imprese e su tutto il mercato dell’auto già in crisi nera. Per tagliare i tantissimi sprechi noi puntiamo alla creazione di un archivio unico e pubblico e alla carta di circolazione europea dei veicoli, abolendo l’inutile doppio archivio pubblico ‘Motorizzazione – Pra’ , gestito il primo dal Ministero dei Trasporti e il secondo dall’Aci. Nel 2012 ammonta a più di due miliardi di euro quanto pagato dagli utenti per l’imposta provinciale, le doppie tasse e i doppi costi di gestione del sistema Motorizzazione–Pra”. Un ulteriore motivo di impugnazione sollevato da Unasca riguarda l’illegittimità del Decreto per l’evidente mancanza di motivazione e per la contraddittorietà che ne distingue la parte introduttiva e quella normativa. Il concetto è semplice: perché Aci deve percepire soldi per servizi che non eroga? E perché tutto questo deve ricadere sulle tasche dei cittadini e degli operatori? Questo aumento tariffario delle pratiche auto diventerebbe, quindi, un ulteriore salasso che ricade ingiustificatamente su automobilisti e imprese oltre che sul mercato delle auto. “La gravità della cosa è facilmente comprensibile – spiega Pignoloni – se si pensa che con l’introduzione dello S.T.A., lo Sportello Telematico dell’Automobilista (D.p.r n. 358/00), le agenzie si sono sostituite di fatto al Pra nell’eseguire oltre il 75% delle pratiche auto loro richieste, facendosi così carico dei relativi costi di gestione del servizio per quegli automobilisti”. La soluzione Unasca ce l’ha e da tempo la propone. “Un solo archivio pubblico” conclude Pignoloni “e la carta di circolazione europea quale unico documento del veicolo, così come auspicato dal rapporto del giugno 2008 depositato in parlamento dalla commissione tecnica del Ministero dell’Economia e Finanze sulla spending review nel settore trasporti: tutto questo produrrebbe ingenti risparmi agli automobilisti e allo Stato per alcune centinaia di milioni di euro l’anno”. Domanda: perché non si fa? (d.b.)
Pubblicato sul numero 06/2013 del magazine Il Tergicristallo