Autoscuole, la formazione parte dalla percezione del rischio
Manuel Picardi | il 12, Feb 2020
Tra gli attori protagonisti dell’aria di cambiamento che si respira in Europa, sicuramente spicca, al suo primo mandato, l’eurodeputato Mario Furore (M5S), che si è guadagnato un posto nel TRAN, la Commissione Trasporti e Turismo. Con grande entusiasmo e competenza nel settore sta portando avanti la causa delle autoscuole a livello europeo, convinto del loro ruolo di centri di formazione e non di meri centri di informazione.
Onorevole Furore, quanto si discute di sicurezza stradale nel Parlamento Europeo?
«Sulle strade europee muoiono ancora oggi circa 25.000 persone all’anno e rimangono feriti gravemente circa 135.000 cittadini. Questo non è accettabile. Il nostro compito di co-legislatori europei è quello di rendere le nostre strade più sicure. Su questo aspetto, l’Europa ha sicuramente ottenuto buoni risultati dall’inizio del nuovo millennio. Ma mentre ha pressoché raggiunto il dimezzamento delle vittime da incidenti stradali prefissato nella prima decade, è tuttora distante anni luce dall’ottenimento del medesimo risultato nel decennio 2011-2020. Dobbiamo dunque sforzarci di seguire la direzione tracciata in passato e trovare altre formule che possano riportare i risultati ottenuti ai livelli della prima decade. Va modificata l’inadeguata cultura della sicurezza stradale che interessa la società a tutto tondo. Il settore trasporti, chiaramente, annovera anche oltre altre tipologie di mobilità e io mi occuperò anche di rafforzare gli investimenti».
Con l’avvento della tecnologia, come vede il futuro delle autoscuole in Europa?
«L’utopia di veicoli completamente autonomi è ancora molto lontana, la circolazione stradale è ancora troppo complessa. I veicoli avranno sicuramente un livello tecnologico sempre maggiore, ma la responsabilità umana continuerà a esser al centro del processo decisionale. Detto questo, riteniamo che le autoscuole siano il soggetto più indicato a svolgere questo tipo formazione: cambiando la mobilità, introducendo nuovi mezzi di trasporto. Dovremo anche ragionare su che tipo di formazione ci sarà bisogno nel prossimo futuro. Stiamo già lavorando in questo senso. La formazione di domani dovrebbe concentrarsi più sulla consapevolezza dei rischi associati alla guida, piuttosto che al superamento di un mero esame teorico/pratico. Oltre all’apprendimento delle norme e delle regole di guida, i futuri patentati dovranno essere più responsabilizzati sulle scelte da prendere e sulle conseguenze delle stesse».
E il futuro delle autoscuole in Italia?
«So che le autoscuole in Italia stanno vivendo un periodo molto complesso. La questione dell’IVA certo non le ha aiutate. Confidiamo che si possa risolvere per il meglio. Personalmente nella mia ‘settimana verde’, quella dedicata al territorio di elezione, (la Puglia per inciso – n.d.r.) cerco di presidiare il territorio e di ascoltare le esigenze della collettività. Mi ha molto colpito lo stato in cui vertono le piccole aziende e la dedizione con la quale mantengono la loro professionalità».