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DOPO GENOVA

DOPO GENOVA

| il 12, set 2018

Ripartire dopo un disastro come quello del crollo del Ponte Morandi richiede responsabilità e impegno di tutti per superare personalismi e simpatie politiche. UNASCA crede in un progetto condiviso

Siamo rimasti tutti colpiti dalla tragedia di Genova: un ponte che crolla di schianto, portando con sé 43 vite, rovinando tra abitazioni e fabbriche. Lo abbiamo vissuto, sui giornali o alla radio; quasi in tempo reale, decine di filmati, fotografie, attraverso rumori, voci, testimonianze. Vite spezzate, famiglie senza casa, feriti e sopravvissuti che non dimenticheranno mai quel momento. A loro il nostro pensiero e la nostra solidarietà.

Poi il tifo da stadio.

Non quello bello, il disegno di due tifosi con le maglie del Grifone e della Samp che sorreggono e uniscono i due tronconi, ma quello becero di chi immediatamente sputa sentenze, colpisce il “nemico” politico, vomita insulti. Un ponte che crolla è in parte anche l’immagine di un progetto, di un modo di vedere il mondo che viene messo in discussione, è il dubbio che mina certezze acquisite e fa affiorare nuove angosce: su quanti viadotti e sotto quanti ponti siamo passati e continuiamo a passare? Lasciando alla magistratura il compito di individuare responsabilità e punire i colpevoli e al Governo quello di intervenire con urgenza e ricostruire non solo la strada ma la vita di molte persone nascono in noi alcuni pensieri e alcune considerazioni. Per ripartire dopo un simile disastro occorre una unità di intenti, un progetto comune, una condivisione di responsabilità e di impegno da parte di tutti: la stessa che occorrerebbe per uscire da una delle più grandi crisi finanziarie della storia, per mettere in campo nuove energie, rilanciare una economia boccheggiante e in via di trasformazione, per rilanciare il nostro Paese. Cosa possiamo fare noi in questo contesto? Ciascuno di noi singolarmente può fare molto. Come associazione abbiamo il dovere di superare divisioni, personalismi, simpatie politiche e tifo da tastiera per trovare sempre più unità di intenti e portare il nostro contributo alla società. Non siamo e mai siamo stati un’associazione corporativa, chiusa nei nostri specifici interessi, ma da oltre cinquant’anni pensiamo ad una evoluzione delle nostre aziende e delle persone che ne fanno parte all’interno della trasformazione del nostro Paese e della nostra società. Vogliamo continuare su questa strada, confrontandoci con tutti, in primis con il nuovo Governo, sui temi che ci vedono coinvolti: sicurezza stradale, formazione, servizi ai cittadini, lotta alla burocrazia sterile, anche mettendo in discussione concezioni che davamo per scontate. A proposito: i morti di Genova figureranno nelle statistiche degli incidenti stradali? Da anni tutti dicono che i morti e gli incidenti causati dalle strade sono pochi e che la responsabilità è quasi sempre del fattore umano, al punto che si ipotizza di eliminare il fattore umano ( guida autonoma) e risolvere così il problema. Ma il fattore umano esiste anche in fase di progettazione, di controllo e manutenzione della rete stradale e, un domani, della rete necessaria a guidare i veicoli. E quindi?

Emilio Patella
Segretario Nazionale Settore Autoscuole

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