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Formazione per gli istruttori, la sfida europea è con la tecnologia

Formazione per gli istruttori, la sfida europea è con la tecnologia

| il 26, ott 2018

Si è concluso a Helsinki il semestrale EFA Delegate Meeting. È il penultimo incontro a regia inglese. Aprono le danze i padroni di casa e sorprendono decisamente tutti, annunciando i tagli alla formazione obbligatoria imposti dal Ministero durante la primavera. Il rappresentante finlandese Jarmo Jokilampi descrive i principali tagli ai processi formativi per il conseguimento della patente di guida e le relative motivazioni: «Viviamo in un paese di circa 6 milioni di abitanti e i giovani per noi sono una fondamentale risorsa. Ci siamo sempre impegnati nella sicurezza stradale e siamo convinti che la scelta sia dettata dalla volontà di snellire la burocrazia, piuttosto che di abbassare il livello di preparazione dei nostri studenti. A confermarcelo è stato il Ministero stesso che ha deciso di aumentare il tempo previsto per lo svolgimento dell’esame pratico. Un candidato deve dimostrare di essere in grado di guidare in sicurezza per quasi un’ora. Ad oggi il numero delle guide per ogni allievo non è diminuito (circa 20 ore, ndr)».

Nei corridoi Jarmo Jokilampi manifesta qualche perplessità, raccontando che tra le varie novità introdotte c’è anche la possibilità di esercitarsi con un accompagnatore, a patto che sul veicolo venga installato il freno pedale per l’incauto passeggero. Negli ultimi quindici giorni si sono verificati due incidenti mortali che hanno visto protagonisti proprio neopatentati istruiti dai loro genitori. Nel pomeriggio l’intervento più apprezzato è stato senza dubbio quello che ha descritto l’impegno di UNASCA per l’EFA e verso i propri associati. È toccato quindi al delegato italiano descrivere il format del Centro Studi Cesare Ferrari per la formazione periodica dei propri istruttori di guida.

«Abbiamo preparato una presentazione che descrivesse il percorso della sicurezza stradale dagli albori ad oggi – dichiara Manuel Picardi -. Un viaggio che parte dalla necessità di ridurre gli incidenti stradali, che passa attraverso le scelte e l’impegno delle Istituzioni internazionali, per arrivare ad essere traghettati da una misteriosa tecnologia senza conducente, in un incerto futuro professionale. Il concetto che deve passare agli istruttori contemporanei è che non possiamo che abbracciare la tecnologia. Le grandi aziende di telecomunicazione ad oggi hanno speso più di 2 triliardi di dollari nello sviluppo di sistemi di automazione alla guida. Ora le case automobilistiche stanno cominciando a mostrare i muscoli. O la nostra categoria si dà una svegliata a livello europeo e si aggiorna alle necessità contemporanee, o siamo destinati a essere tagliati fuori da qualsiasi gioco».

Confrontandosi con il rappresentante ministeriale finlandese Kimmo Kiiski, lo stesso Picardi fa notare uno dei principali problemi che stanno vivendo gli istruttori di guida europei: «Spesso parliamo del quinto livello di automazione dei veicoli – conclude Picardi -, stiamo praticamente entrando nel terzo, ma nello stesso momento viviamo in una realtà dove gli allievi vengono bocciati perché non sanno gestire il cambio di velocità, non volendo però conseguire la patente con il cambio automatico, perché comporterebbe avere limitazioni alla guida (codice 78, ndr). Questo è un grande limite alla diffusione della cultura ambientale, anche perché così facendo nelle autoscuole non si possono usare le auto ibride o elettriche».

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