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Il futuro della bici è elettrico: intervista a Manuel Marsilio

Il futuro della bici è elettrico: intervista a Manuel Marsilio

| il 13, giu 2020

CONEBI, la Confederazione europea di produttori di biciclette, rappresenta 16 associazioni industriali del settore due ruote. Al vertice della Confederazione troviamo Manuel Marsilio, al quale chiediamo di raccontarci la storia di questo settore in continua evoluzione. Come nasce CONEBI, com’è cresciuta e che prospettive ha il mercato delle due ruote in Europa?

«Vorrei innanzitutto ringraziare te e il Tergicristallo per l’intervista: è un piacere potervi dare qualche informazione sull’Industria Bici, E-Bike, Componentistica ed Accessori in Europa. CONEBI nasce negli anni ‘60 come Colibi-Coliped, con l’esigenza di rappresentare le associazioni nazionali di categoria nel processo normativo Europeo. Oggi la Confederazione ha un taglio fortemente industriale e legato allo sviluppo sia del settore manifatturiero sia di quello retail. Un’attenzione particolare è dedicata ai regolamenti Europei sulle caratteristiche strutturali delle e-bike, con un supporto alla dimensione di standard ai quali hanno lavorato, e lavorano in costante aggiornamento, gli esperti nazionali provenienti dalle associazioni che fanno parte del nostro sistema. L’obiettivo primario è indubbiamente quello di mettere sul mercato prodotti della massima sicurezza. È proprio il settore e-bike il tema caldo degli ultimi anni: lo standard Europeo per le bici a pedalata assistita a 25km/h di assistenza massima è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea ed il regolamento sui veicoli a motore prevede i requisiti di omologazione per quelle che hanno una assistenza maggiore dei 25km/h. La bici a pedalata assistita piace così tanto che nel 2019, in Europa, se ne sono vendute circa 3 milioni e mezzo: l’assistenza permette di coprire distanze maggiori rispetto alla bici tradizionale, diventando a tutti gli effetti un modo totalmente Green per andare al lavoro o per passare il fine settimana nella natura con la famiglia. Non dimentichiamoci poi delle Cargo Bike, utilizzate sempre di più dalle aziende di spedizioni per le consegne all’interno dei perimetri urbani. Vi dico ancora una cosa: i dati del 2019 ci dicono che in Europa si sono vendute circa 285 mila auto elettriche, più di 10 volte meno rispetto alle e-bike. In altri termini, l’e-bike è diventato, e ciò mi fa molto felice, il veicolo elettrico più venduto».

Stiamo vivendo una situazione mai vista prima. Due mesi di chiusura totale pressoché ovunque, qualche miliardo di persone confinata nelle proprie abitazioni. Crede che ci sia un legame tra la diffusione del Covid-19 e l’inquinamento prodotto dai veicoli a motore?

«Diversi studi hanno scoperto che l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico può essere “uno dei principali fattori di mortalità causati dal virus COVID-19″ in tutto il mondo. Uno di questi (Science of the Total Environment) ha esaminato le vittime di COVID-19 in quattro dei paesi più colpiti dal virus: Germania, Francia, Italia e Spagna. Il risultato è che il 78% dei decessi era avvenuto in sole cinque regioni distribuite tra nord Italia e Spagna. Queste regioni, osserva il rapporto, hanno le più alte concentrazioni di biossido di azoto (NO2), un inquinante estremamente dannoso per l’apparato respiratorio umano. Un altro studio dell’Università di Harvard ha prodotto risultati simili: anche un piccolo aumento dell’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico può avere un effetto significativo sulla gravità dei sintomi COVID-19. Presuppone che la riduzione della quantità media di particolato nell’aria di un solo microgrammo negli ultimi 20 anni avrebbe potuto portare a 248 decessi in meno. In Europa, il trasporto su strada è responsabile per oltre il 70% di tutte le emissioni dei trasporti».

La micromobilità potrebbe essere il futuro del trasporto nei centri abitati. Sempre più spesso si incrociano biciclette con pedalata assistita o monopattini elettrici. La percezione di chi non li utilizza non è sempre positiva. A volte si ha l’impressione che si possa generare un sistema anarchico.

«La Bici a pedalata assistita non ha niente a che vedere con il monopattino elettrico: la prima ha un consolidato standard Europeo di sicurezza mentre il secondo non ha ancora prodotto uno standard che sia sufficientemente sicuro per l’utilizzatore. La Bici a pedalata assistita a 25km/h di assistenza (se non si pedala non si ottiene l’assistenza) viene utilizzata sulle ciclabili – o sulla strada quando non ci sono le ciclabili. Viaggiando molto in Europa per lavoro ho notato, invece, che molto spesso il monopattino elettrico veniva usato sul marciapiede e lasciato nei posti meno appropriati. CONEBI non rappresenta i produttori di monopattini elettrici».

In Italia si teme una larga diffusione di biciclette elettriche “truccate” a tal punto da raggiungere velocità paragonabili a quelle dei ciclomotori. Qual è il vostro punto di vista nei confronti di questi veicoli? Li cataloghereste come ciclomotori?

«CONEBI e i suoi associati sono assolutamente contrari a queste pratiche illegali. Abbiamo scritto un comunicato stampa chiaro nel 2019: nel caso in cui un venditore, un produttore o un consumatore non rispettino le regole le autorità di sorveglianza devono intervenire e punire qualsivoglia azione che non sia in linea con il rispetto di tali regole. In Francia, solo per farvi un esempio, la multa corrisponde a 30.000 euro. CONEBI, in coordinamento con le associazioni nazionali, sta diffondendo questo messaggio e farà tutto il possibile per individuare i trasgressori. Inoltre, nel caso in cui un importatore voglia importare un ciclomotore facendolo passare per bici a pedalata assistita sta andando contro la legge. Un produttore di ciclomotori che non omologa il veicolo, facendolo passare per una bici a pedalata assistita, sta anch’esso andando contro la legge».

(Foto: Freepik)

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