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Cima

Psicologia del traffico, l’intesa tra EFA e Università Cattolica di Milano

Psicologia del traffico, l’intesa tra EFA e Università Cattolica di Milano

| il 09, Mar 2021

EFA e l’Unità di Ricerca di Psicologia del Traffico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano hanno siglato un Protocollo di Intesa per suggellare una collaborazione attiva da anni. La direttrice di questa Unità di Ricerca è la professoressa Federica Biassoni, cui chiediamo chi è lo psicologo del traffico e come si diventa psicologi del traffico.

«Lo psicologo del traffico è un professionista la cui formazione comprende un approccio multidisciplinare nell’ottica di progettare e sviluppare ricerche e interventi volti alla prevenzione e all’implementazione della sicurezza nel contesto stradale. Per esempio, la conoscenza approfondita del contesto stradale, ambiente complesso e potenzialmente pericoloso, e soprattutto la conoscenza del funzionamento della mente umana, nello specifico dei processi cognitivi, emotivi, motivazionali e di percezione e gestione del rischio. Per diventare psicologi del traffico è quindi necessario arricchire la preparazione di base dello psicologo con una conoscenza specifica e dettagliata dei modelli che descrivono il funzionamento dell’essere umano quando è utente del sistema complesso della mobilità. Quindi una conoscenza dei modelli di percezione, comportamento, presa di decisione, azione, reazione psicomotoria, messi in campo dall’essere umano in qualità di “abitante” e “agente” dell’ambiente e dei processi della mobilità. Al fine di fornire questa preparazione specifica l’Unità di Ricerca mette a disposizione un corso di perfezionamento in psicologia del traffico, rivolto ai laureati in Psicologia, all’interno del quale è anche valorizzato il dialogo con le altre professionalità che operano nel mondo della sicurezza stradale. Solo il riconoscimento delle specificità di ciascuna professionalità, insieme con la consapevolezza della necessità di integrazione tra le differenti competenze, può portare un reale incremento di conoscenza attraverso la ricerca e di efficacia degli interventi».

Da quanto tempo è stata aperta l’unità di ricerca?

«L’Unità di Ricerca in Psicologia del traffico nasce presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano nel 2007 ad opera della compianta professoressa Maria Rita Ciceri. Da novembre 2020 dirigo l’unità insieme alla collega Stefania Balzarotti. Mission dell’Unità sono naturalmente la ricerca, la formazione in accademica e al di fuori dell’università, la divulgazione, la costituzione di una rete d’eccellenza sia con altre realtà, nazionali ed internazionali, operanti in ambito di ricerca, sia con tutti quegli enti che a vario titolo operano in abito di sicurezza stradale. Tra gli ambiti di competenza possiamo quindi citare anzitutto la ricerca e l’idoneità alla guida. L’unità di traffico si occupa della comprensione dei processi cognitivi e percettivi del comportamento di guida, con particolare attenzione alla percezione del rischio e dei pericoli come ad esempio l’esplorazione del campo visivo, i tempi di reazione di fronte ad un rischio, la detezione del pedone. Dal 2015, dopo anni di ricerca volta a definire buone pratiche, metodologie e strumenti per la valutazione dell’idoneità psicologica alla guida, l’Unità di Ricerca ha costituito il Servizio di valutazione, empowerment e diagnosi dei requisiti psicologici alla guida (S.V.E.G. Psi, ndr), aperto al territorio, che offre per l’appunto attività di valutazione dei requisiti psicologici in relazione alla guida nel contesto dell’accertamento dell’idoneità alla guida, ai sensi della normativa vigente sul codice della strada. Tra le diverse categorie di utenti che accedono al servizio possiamo citare guidatori anziani, guidatori portatori di problematiche neurologiche, di problematiche quali l’abuso di sostanze, di diagnosi in ambito psichiatrico, giovani guidatori con deficit cognitivi). Un altro ambito di ricerca rilevante è costituito dall’influenza delle emozioni sul comportamento di guida, a partire dalla rabbia alla guida».

Quali sono gli altri ambiti di competenza?

«L’Unità di Ricerca si occupa anche della formazione sui temi della sicurezza e della sostenibilità in diversi contesti quali la scuola, di ogni ordine e grado, le autoscuole con i percorsi “train the trainer”, ovvero corsi di formazione iniziale per insegnanti ed istruttori, le aziende e gli operatori della sicurezza. Altro ambito elettivo di attività dell’Unità è la valutazione dell’efficacia degli interventi per la formazione alla sicurezza degli utenti della strada. Sia in ambito di formazione che si valutazione dell’efficacia ci serviamo di metodologie e strumenti diversi, dai più tradizionali ai più innovativi, quali software ed app. E poi la consulenza riguardo alla progettazione di tool per la formazione, ad esempio in area di simulazione), veicoli e infrastrutture. La consulenza avviene a partire dalla conoscenza sviluppata in merito al funzionamento del cosiddetto “fattore umano”, che va utilmente ad integrare la competenza delle professionalità esperte in ambito di progettazione. Consulenza nella progettazione e diffusione di nuove tecnologie: il caso dei veicoli automatici è un buon esempio di come sia necessario conoscere e considerare il funzionamento cognitivo, emotivo e motivazionale del “fattore umano” per prevedere efficacemente le conseguenze dell’interazione uomo-veicolo in termini di accettazione, utilizzo, percezione del rischio, con i relativi vantaggi e rischi. Indagini sulle motivazioni sottostanti l’utilizzo delle diverse modalità di trasporto sui comportamenti di scelta in ambito di mobilità e consulenza sulle strategie comunicative per favorire il cambiamento in direzione di una maggiore sostenibilità».

EFA e l’Unita di Ricerca già collaborano da tempo, ad esempio al progetto europeo Simusafe. Perché firmare un Protocollo di intesa? Cosa bolle in pentola?

«La collaborazione con EFA accompagna le attività dell’Unità fin dal principio, in forme ed occasioni diverse, quali la progettazione e la realizzazione di progetti di formazione per gli operatori delle autoscuole o la divulgazione, attraverso eventi specificamente organizzati, su metodologie e strumenti per la formazione alla sicurezza, e si è caratterizzata per il reciproco arricchimento ed un dialogo sempre fertile. Di recente si è anche concretizzata con la partecipazione, insieme con altri 14 enti provenienti da numerosi paesi Europei, al progetto Simusafe, finanziato all’interno del Framework Programme for Research Horizon 2020. Un’esperienza sfidante, che ha consentito di confermare la ricchezza del dialogo tra le due realtà, Unità ed EFA. La ricerca su interessi condivisi ha così spontaneamente portato alla firma di un protocollo di intesa, finalizzato ad orientare le successive strategie su futuri obiettivi. Parlando di strategie future impossibile non pensare, oltre alla prosecuzione dei filoni di collaborazione già in atto e precedentemente citati, ad ETRAC, il Consiglio consultivo europeo per la ricerca nel settore dei trasporti su strada, che riunisce diverse parti interessate nel settore dei trasporti. La partecipazione congiunta ad alcuni tavoli di lavoro ha rinforzato la conoscenza delle rispettive aree di competenza e la consapevolezza della necessità di combinare il background teorico e di ricerca e la vocazione operativa e strategica con il duplice obiettivo di leggere e interpretare nel modo più efficace i cambiamenti in atto nel panorama della mobilità, in primis con l’avvento dei veicoli autonomi, e di predisporre le risposte più adeguate in ambito di formazione degli utenti del sistema mobilità. La partecipazione alla costituenda associazione all’interno della partnership CCAM rappresenta una nuova sfida ma soprattutto un’opportunità preziosa per mettere a frutto la collaborazione costruita in questi anni e svilupparne nuove diramazioni».

(Foto: Isaac Quesada/Unsplash)

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