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Emergenza sicurezza, migliaia di ponti oltre l’età limite

Emergenza sicurezza, migliaia di ponti oltre l’età limite

| il 16, ago 2018

Non si sa ancora cosa abbia causato il crollo del ponte “Morandi” sull’A10 di Genova, se la pioggia e il vento possano avere contribuito; c’è chi parla di difetto strutturale, ma tutti sembrano concordare sul fatto che quei ponti, viadotti e cavalcavia costruiti nel dopoguerra ormai siano arrivati ad un “fine vita”. Lo conferma l’Istituto di Tecnologia delle Costruzioni del Consiglio nazionale delle ricerche Cnr-Itc, secondo cui quello di Genova è solo l’ultimo di una serie di eventi che si sta verificando con preoccupante regolarità. È accaduto anche al viadotto di Petrulla, che si era spezzato a metà nel 2014, sulla strada statale 626 tra Ravanusa e Licata in provincia di Agrigento; al cavalcavia di Annone a Lecco, nel 2016, “per effetto di un carico eccezionale incompatibile con la resistenza della struttura”; al sovrappasso dell’autostrada adriatica, nel 2017, per un evento accidentale durante i lavori di manutenzione, e alla tangenziale di Fossato sempre nello stesso anno, in provincia di Cuneo, questa volta con una dinamica simile a quella del viadotto Petrulla. In quest’ultimo episodio era rimasta schiacciata un’auto dei carabinieri, che fortunatamente erano riusciti a mettersi in salvo. Nell’episodio precedente sulla A14, invece, avevano perso la vita due persone. Dal 2014 sono cinque le opere che hanno ceduto. Secondo il direttore dell’Istituto, Antonio Occhiuzzi, l’elemento in comune è l’età media delle opere. Gran parte dei ponti stradali ha infatti superato i 50 anni d’età, ovvero la vita utile per le opere realizzate con le tecnologie disponibili nel secondo dopoguerra. E i ponti che hanno superato l’eta limite sono decine di migliaia. “In moltissimi casi, i costi prevedibili per la manutenzione straordinaria che sarebbe necessaria a questi ponti superano quelli associabili alla demolizione e ricostruzione”. I ponti, inoltre, sono sproporzionati in difetto rispetto ai carichi dei veicoli di oggi, quindi una loro ricostruzione comporterebbe una grandezza maggiore. Servirebbero decine di miliardi di euro. Andrebbero ricostruiti gran parte dei ponti italiani con nuove opere con una vita utile di 100 anni, spiega Occhiuzzi, servirebbe insomma una sorta di piano Marshall per le infrastrutture stradali italiane. Intanto il vicesindaco di Sulmona ha stabilito che non sia più possibile, almeno per ora, parcheggiare sul ponte progettato da Riccardo Morandi che collega il centro storico della città con la nuova zona residenziale. Un ponte già interdetto al traffico nel 2016, all’indomani del terremoto di Amatrice. A destare preoccupazione sono anche altri ponti, come riportano alcuni organi di stampa. Ad esempio, i due sull’Arno a Firenze, uno dei quali progettato e l’altro restaurato da Morandi. A Firenze, come ha spiegato il sindaco Dario Nardella, i ponti vengono controllati attraverso una sorta di “cervellone”, un software in grado di tenere sotto osservazione i manufatti e programmare gli interventi. Anche il Veneto utilizza un software per il monitoraggio e la manutenzione, in collaborazione con l’Università di Padova. È stato costruito da Morandi anche il ponte alla Magliana di Roma. Sotto gli occhi preoccupati degli abitanti anche i cavalcavia della Milano-Meda. La situazione è analoga da Nord a Sud, dai ponti sul Po a quelli siciliani. Qui sono già crollati, o chiusi perché molto pericolosi, il viadotto Verdura sulla Agrigento-Sciacca, l’Himera sulla Palermo-Catania e un altro Morandi ad Agrigento. Sotto osservazione anche i viadotti dell’A27 e dell’A24. Nella mappa delle opere, anche il viadotto dei Lavatoi a Como, il cavalcavia Isella a Lecco, i viadotti dell’A6 a Fossano e Priero, e Cairo Montenotte in Liguria, il viadotto Trani sulla SS 16 a Trani e quello “Manna” ad Ariano Irpino, i ponti del Cannavino e di Petrace in Calabria.

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