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Formazione, servono regole certe

Formazione, servono regole certe

| il 24, giu 2020

Quale lezione potremmo apprendere dall’attuale situazione? In un articolo pubblicato a metà maggio sul quotidiano La Stampa, la segretaria esecutiva dell’UNECE, Olga Algayerova, ha descritto la situazione molto chiaramente: «L’impatto economico di questa crisi sarà come nessun altro prima. Interi settori economici sono a rischio. Dovremo supportare le iniziative volte a incoraggiare tutte le forme di mobilità attiva e scaglionare i tempi di pendolarismo per incoraggiare quanta più mobilità possibile in modo sicuro e sostenibile. È tempo di ripensare al nostro modo di lavorare e di viaggiare». Siamo perfettamente d’accordo: dobbiamo riprogettare le modalità lavorative, soprattutto quelle delle autoscuole.

È arrivato il momento di creare delle regole certe e sicure che possano dare alle scuole guida italiane una connotazione definitiva. Un giorno vengono equiparate ad attività commerciali (vedi questione IVA), qualche mese dopo, nella Fase 2, non possono riprendere le attività formative poiché associate agli istituti scolastici. Le autoscuole sono soggetti privati che educano i futuri conducenti a uno stile di guida responsabile in sinergia con il Ministero dei Trasporti. Ed è proprio l’educazione la parola chiave su cui fare leva nei futuri mesi. Dobbiamo ripensare gli attuali curricula, sicuramente sganciati dagli inefficaci modelli di formazione a distanza, e adottare dei nuovi sistemi che in sicurezza ci consentano di continuare a lavorare in maniera professionale.

Fa notare Stefano Cigognani, direttore del Don Bosco village school, in un’intervista al quotidiano Il Giornale: «Non si può pensare di sostituire la didattica tradizionale con quella digitale solo perché abbiamo imparato a usare la tecnologia. Qui si confonde la didattica con la scuola, che sono due cose ben diverse: la didattica è uno strumento, la scuola è educazione. A volte sembra di esser lontani da un’idea di scuola nel nome di una didattica qualitativa e soprattutto dell’educazione. Non ho la percezione che si guardi alla scuola come a quelle realtà preposta a formare la nuova generazione del paese. Mi sembra che ci si preoccupi di più di voler insegnare delle cose tanto per insegnare».

Dopo la preparazione delle proposte di protocolli contenenti le misure di sicurezza minime per poter ripartire nella Fase 2, UNASCA ed EFA stanno lavorando alla creazione di nuovi modelli formativi che prendano in considerazione le difficoltà attuali nella gestione delle lezioni, la necessità di certificare i contenuti attinenti la responsabilità dei futuri conducenti, le modalità di svolgimento degli esami e il tutto con un occhio all’avanzata tecnologica dei veicoli, ovvero alla mobilità sostenibile.

(L’immagine è tratta dalla pagina Facebook di UNECE)

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