Legge Meloni, mai più dimenticati in auto
unasca | il 25, Sep 2018
Onorevole Meloni, come è nata questa legge e perché le sta particolarmente a cuore?
«Mi sta a cuore perché sono una mamma. Credo valga per tutti i genitori ma anche per chiunque abbia sentito le notizie di bambini di 18 mesi, due anni, che sono morti dentro un’auto che ha raggiunto i 50 gradi. Penso che ciascuno abbia avuto lo stesso tuffo al cuore. Ci ho ragionato e da qui è nata la proposta di legge che prevede dei segnali acustici che avvertono i genitori della presenza dei bambini. Proposte simili a quella fatta c’erano già state nella scorsa legislatura. In conferenza dei capigruppo, il nostro capogruppo ha chiesto che avvenisse il passaggio in sede legislativa, così che la proposta potesse essere discussa direttamente in Commissione dei Trasporti, velocizzando l’iter. C’è stata da parte nostra quindi una precisa volontà politica e dobbiamo riconoscere che c’è stata ampia condivisione dalle altre parti politiche. Ringrazio quindi i colleghi, perché penso sia un bel segnale l’approvazione all’unanimità di una legge di questo tipo, su una tematica così importante. Sono tragedie che succedono per quella che si chiama amnesia dissociativa. Si trattava di persone normali; una cosa del genere quindi può accadere, ma non è accettabile che accada in una società moderna. Per questo la legge prevede l’obbligatorietà di questi dispositivi. Sarà il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a decretare quale debba essere la tecnologia migliore. Già nella proposta di legge abbiamo previsto degli sgravi fiscali per le famiglie, ma il mio obiettivo è far sì che siano direttamente le case automobilistiche a prevedere questa tecnologia».
Unasca il 29 settembre donerà 100 dispositivi ad altrettante famiglie. Quanto sono importanti le iniziative anche da parte di associazioni e privati?
«Complimenti davvero ad Unasca. Il tema della sicurezza stradale è soprattutto culturale. Le leggi funzionano se c’è una società che le applica, se c’è qualcuno che risponde. La sensibilizzazione e il sostegno da parte della società fanno assolutamente la differenza. Già al ministero della Gioventù abbiamo fatto un grande lavoro sui giovani, coinvolgendo le associazioni, i privati, i volontari, stanziando risorse cospicue».
Unasca si sta facendo portavoce anche della proposta di introdurre una patente progressiva per i neopatentati. Cosa ne pensa?
«La trovo una proposta molto interessante; può essere uno degli elementi che ci aiutano a combattere un fenomeno che vede purtroppo gli incidenti stradali come prima causa di morte per i giovani tra i 15 e i 25 anni. La formazione continua può sicuramente aiutare, e sono disponibile ad approfondirla a livello legislativo. Di base c’è la questione della prevenzione. Uno dei temi, se pensiamo anche ai motorini e alla minicar, è quello della manutenzione del manto stradale. Le questioni da affrontare per i giovani sono tantissime. Penso allo stato d’ebbrezza, a iniziative come ad esempio la campagna “Naso Rosso”, con cui abbiamo portato gli alcol test nelle discoteche. Sicuramente la patente progressiva è un’idea interessante».