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Sicurezza stradale: priorità nelle agende di tutti

Sicurezza stradale: priorità nelle agende di tutti

| il 30, nov 2013

L’incontro con Antonio Avenoso, direttore esecutivo dell’ETSC (European Transport Safety Council) che dai Pin Talks ai Performance Index spiega l’impegno europeo e gli interventi per la sicurezza stradale 

 

Ci racconta, innanzitutto di cosa si occupa l’ETSC e che tipo di interventi organizzate?

Il Consiglio Europeo per la Sicurezza dei Trasporti (ETSC) nasce nel 1993 come organizzazione internazionale in risposta all’inaccettabile numero di morti sulle strade europee. Il lavoro dell’ETSC viene svolto grazie a più di 200 esperti di livello internazionale e 46 organizzazioni membre provenienti da tutta Europa, impegnate sul tema della sicurezza dei trasporti in tutta Europa con l’obiettivo di individuare e promuovere un approccio scientifico al miglioramento della sicurezza. Il ruolo dell’ETSC nel contesto europeo è quello di rappresentare una fonte imparziale di riferimento per la Commissione Europea, il Parlamento europeo nonché i governi nazionali nei vari stati membri sulle maggiori tematiche della sicurezza stradale. Oltre al costante monitoraggio delle politiche europee in termini di sicurezza nei trasporti, ETSC si occupa da diversi anni di numerosi progetti che abbracciano le varie tematiche della sicurezza stradale, dalla guida in stato di ebbrezza all’eccesso di velocità e alla sicurezza degli utenti più vulnerabili, quali ciclisti e ciclomotori.

Ci può descrivere, più nel dettaglio, cosa siano e come funzionano i “PIN Events”?

Le PIN Talks nascono all’interno del programma PIN, uno dei progetti più importanti portati avanti dell’ETSC. Il Road Safety Performance Index (PIN) Programme è nato nell’aprile 2006 in risposta al primo obiettivo UE di dimezzare le morti sulle strade tra il 2001 e il 2010. Il progetto PIN mette a confronto le performance dei Paesi europei in materia di sicurezza stradale allo scopo di identificare e promuovere le migliori prassi e contribuire a formare la leadership politica necessaria per offrire a ogni cittadino europeo un sistema di trasporto stradale totalmente sicuro. Il PIN attualmente include 32 nazioni: i 28 paesi dell’Unione Europea, Israele, Norvegia, Serbia e Svizzera. Nell’ambito del programma, ETSC organizza una serie di dibattiti nazionali promossi a livello europeo, le cosiddette PIN Talks. Questi incontri costituiscono un’ottima opportunità per discutere i risultati raggiunti da ciascun Paese, promuovere lo scambio delle migliori pratiche ad oggi esistenti ed identificare le principali aree di intervento che possono essere ulteriormente approfondite al fine di incrementare il livello di sicurezza stradale. La PIN Talk che ha avuto luogo lo scorso 18 settembre a Roma, organizzata insieme alla Fondazione ANIA, è il 36imo evento nel quadro del progetto PIN.

Il secondo semestre del 2014 rivedrà finalmente l’Italia alla Presidenza dell’Unione Europea. Crede che si possano avere ripercussioni positive sulla sicurezza stradale in Europa e soprattutto in Italia?

Sono fermamente convinto che la Presidenza dell’Unione Europea sia una grande occasione per inserire la sicurezza stradale tra le priorità dell’agenda politica europea. L’ETSC si augura in particolar modo che la Presidenza italiana lavori per ristabilire il processo di Verona, lanciato nel 2003 dall’Italia stessa per poter rilanciare un dibattito informale tra i Ministri dei Trasporti di tutta Europa, che porti a una maggiore volontà politica di attuazione di efficaci politiche della sicurezza dei trasporti. Le misure da adottare per ridurre le morti sulle strade europee sono infatti ben note e non aspettano altro che essere realizzate, ma spesso non vedono riscontro nelle scelte prese dai decisori politici che occupano le cariche governative più importanti.

La 2006/126 CE, più famosa come “3^ Direttiva patenti”, ha letteralmente stravolto il settore dei trasporti, e nello specifico, delle autoscuole in Europa. In Italia, tra nuove classificazioni patenti, aggiornamento al parco veicolare e nuove modalità di conseguimento patente abbiamo un bel daffare. Secondo Lei su cosa potrebbero vertere i prossimi interventi? C’è qualche tema che non è stato approfondito o sufficientemente regolamentato?

Innanzitutto ritengo che sia di estrema importanza per tutti i Paesi membri dell’Unione europea, Italia inclusa, la piena attuazione della 3^ Direttiva europea sulle patenti di guida. Grazie alla direttiva, da gennaio 2013 non è più consentito, come invece lo era in ancora molte nazioni europee, guidare un ciclomotore senza patente. L’istituzione di una nuova categoria di patente di tipo AM e il superamento di un esame teorico per conducenti di ciclomotori, nonché il principio di accesso progressivo a moto di più potente cilindrata sono ulteriori misure previste dalla direttiva e che contribuiranno a salvare molte vite sulle nostre strade. Bisogna tuttavia fare molto di più. Negli “Orientamenti 2011-2020 per la sicurezza stradale” la Commissione europea identifica la necessità di migliorare la qualità del sistema di acquisizione della patente di guida e della formazione dei futuri conducenti. All’ora attuale non sappiamo dire quanto siano prudenti i neopatentati una volta soli al volante sulla base del solo superamento dell’esame di guida. L’obiettivo primario delle scuole guida non dovrebbe essere quello di aiutare i nuovi conducenti a conseguire la patente, ma quello di formare persone prudenti e responsabili alla guida. Per questi motivi, ETSC preme da tempo per l’adozione di requisiti minimi a livello europeo per gli istruttori di guida che abbiano quindi non solo le competenze tecniche ma anche il metodo pedagogico adatto a istruire i candidati a una guida sicura. Putroppo attualmente i corsi di guida si limitano al solo rispetto della segnaletica stradale e all’apprendimento del controllo del veicolo, lasciando da parte l’altrettanto importante tematica della sicurezza.

Il 18 Dicembre si celebra “la Giornata Internazionale del Migrante”. Per il popolo italiano è un evento molto importante. Lo stesso Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non perde occasione per salutare tutti gli italiani emigrati all’estero e i loro discendenti. In giro per l’Europa, però, nonostante ci sia tanto da fare, di italiani impegnati nella sicurezza stradale, se ne vedono pochi. Secondo Lei perché?

Mi permetto, e direi fortunatamente, di contraddirla su questo punto in quanto in tutti questi anni di lavoro a Bruxelles credo di aver avuto la fortuna di conoscere e di lavorare con moltissimi rappresentanti del nostro Paese che si sono distinti per il loro impegno e dedizione nella sicurezza stradale. È possibile che, malauguratamente, i loro nomi non arrivino sino in Italia ma le posso assicurare che molti dei passi avanti fatti in questo ambito sono anche merito dello straordinario lavoro di tanti colleghi italiani che hanno scelto di vivere all’estero.

Secondo Lei quali potrebbero essere gli interventi diretti che potrebbero aiutare l’Italia ad ottenere un’ulteriore riduzione dell’incidentalità stradale e magari ambire al raggiungimento degli obiettivi prefissati dall’Unione Europea per il decennio 2011-2020?

Il raggiungimento dell’obiettivo europeo di dimezzare le morti sulle strade entro il 2020 è ambizioso e impegnativo per l’intera Unione europea e anche l’Italia deve dare prova del suo impegno. Gli sforzi richiesti a livello europeo e nazionale devono andare ben al di là di quelli fatti nell’ultimo decennio. Le misure prioritarie per l’Italia in vista di tale obiettivo includono il rafforzamento dei controlli contro l’eccesso di velocità. I conducenti devono essere maggiormente sensibilizzati sui rischi che comporta la guida oltre i limiti di velocità e soprattutto gli effetti devastanti che ne possono conseguire non solo per chi guida ma anche per chi ne viene coinvolto. Anche per la guida in stato di ebrezza dovrebbero essere predisposti maggiori controlli insieme alla diffusione di campagne di sensibilizzazione. L’Italia potrebbe inoltre trarre notevoli benefici dagli esempi di altri Stati membri che si stanno muovendo nell’adozione di dispositivi bloccamotore (alcol interlock) per conducenti recidivi o con alto tasso alcolemico alla guida. Inoltre, non dimentichiamo che l’Italia è uno dei paesi con il più alto tasso di turismo in Europa e con un forte numero di conducenti non residenti, di passaggio soprattutto durante il periodo estivo. L’applicazione transfrontaliera della direttiva in materia di sicurezza stradale è pertanto un’altra delle priorità per l’Italia. Aggiungerei infine l’importanza di investire nella sicurezza stradale a livello urbano. Come in molte altre nazioni europee, anche l’Italia ha visto crescere il numero di ciclisti e pedoni nelle città e purtroppo la riduzione del numero di utenti vulnerabili morti in città non va allo stesso passo del numero di morti in generale. Ragion per cui sono necessari ulteriori sforzi per migliorare la qualità di vita nelle città attraverso un sistema di trasporto sicuro, che preveda un abbassamento dei limiti di velocità in area urbana attraverso non solo maggiori controlli, ma anche dissuasori di velocità e infrastrutture atte allo scopo per garantire anche agli utenti più vulnerabili il diritto di usufruire delle infrastrutture urbane in tutta sicurezza.

Per imparare a guidare, abbiamo visto che la formazione iniziale è molto importante. Cosa ne pensa dell’eventualità di avere una formazione periodica per i conducenti anche in fase di conferma di validità del permesso di guida? Del resto, più del 70% degli automobilisti guida veicoli senza conoscerli, dichiara apertamente che oggi non sarebbe più in grado di superare l’esame per ottenere la patente, ha strumentazioni elettroniche senza saperle usare o ignora l’esistenza di sistemi di automonitoraggio come gli alcoltest, ecc..

Ritengo che i conducenti debbano avere la possibilità di seguire dei corsi di aggiornamento in quanto di certo non potrebbero che essere di estrema utilità dopo numerosi anni di guida. Corsi di questo tipo potrebbero anche offrire l’opportunità di venire a conoscenza di nuove tecnologie per la sicurezza del veicolo che sono ad oggi presenti sul mercato e incoraggiare i conducenti a richiederle nel momento in cui si trovano a dover scegliere una nuova auto. ETSC ha inoltre sempre incitato i governi degli Stati membri a promuovere programmi di riabilitazione per i trasgressori del codice per poter recuperare i punti persi sulla patente (se in quel Paese è in vigore un sistema di patente a punti come in Italia) o come alternativa o integrazione alle sanzioni previste per legge.

Secondo le statistiche annuali redatte dall’Aci-Istat, sulle strade italiane la tipologia più frequente di incidente stradale è lo scontro frontale-laterale. Già dalle scuole elementari ai bambini si insegna che, normalmente, la precedenza va data a chi proviene da destra. Secondo Lei gli italiani, come in politica, non hanno ben compreso la differenza che c’è la tra destra e la sinistra? O magari credono  semplicemente che quello della precedenza sia un diritto assoluto?

Più semplicemente, sono del parere che in Italia si dovrebbero mettere in atto, come è stato fatto nel governo, delle politiche di larghe intese anche per la sicurezza stradale, mettendo l’utente della strada al primo posto e impegnandosi su tutti i livelli affinché si riducano drasticamente le morti sulle strade.

 

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