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Sicurezza automatica, formazione umana

Sicurezza automatica, formazione umana

| il 19, nov 2019

“Guida automatizzata: la scuola guida diventa superflua?” È il titolo del convegno organizzato a metà novembre a Berna dall’Ufficio Prevenzione Infortuni della Svizzera. Anche nella Confederazione Elvetica gli esperti di sicurezza stradale sono concordi nell’affermare che i benefici in termini di sicurezza cresceranno sensibilmente quando la percentuale dei veicoli automatici in circolazione sarà maggiore.

Fino ad allora si vivrà una fase di transizione contraddistinta da una complessa convivenza tra veicoli con livelli di automazione diversi: veicoli convenzionali e altre categorie di utenti della strada. Questa convivenza, nello specifico, metterà la formazione di fronte a sfide decisamente impegnative. Le domande che anche i colleghi svizzeri si pongono sono molto simili a quelle che i membri EFA si sono recentemente posti a Torino, nell’ottobre scorso, durante il workshop internazionale: “Formazione e Tecnologia: una minaccia o un’opportunità”.

Queste le domande chiave, emerse a Berna: “Alla luce dei progressi tecnologici, i principi formativi e i curricoli sono ancora attuali o necessitano di un adeguamento sostanziale?”, “La figura dell’istruttore di guida è destinata a scomparire davanti alla crescente automatizzazione o semplicemente si trasformerà in quella del consulente alla mobilità?”, “Il futuro della scuola guida si limiterà alla visione di video forniti dalle case automobilistiche per i vari modelli o la formazione dovrà essere ampliata e includere corsi di aggiornamento a intervalli regolari?”

È chiaro che nessuno ha potuto fornire delle risposte concrete. Ma l’impressione percepita è la medesima di Torino: se ci guardiamo intorno è veramente improbabile che nelle società, per come le conosciamo noi, si possano immaginare degli stravolgimenti così radicali come quelli previsti da importanti operazioni di marketing delle case automobilistiche.

Tra gli interventi più interessanti, sicuramente spicca quello di un pilota di aeroplani che riporta l’esperienza aeronautica, dove l’impiego dei veicoli autonomi è una realtà già da tempo. «Innanzitutto bisogna distinguere tra il trasporto di massa e quello individuale, ovvero comprendere quali esigenze in quali situazioni, poiché parliamo di realtà veramente differenti tra di loro. Noi le infrastrutture le abbiamo, ma stiamo parlando di una modalità di traffico completamente differente da quella stradale».

Ma la domanda che sorge spontanea alla fine dell’evento, banalmente, è: ma veramente abbiamo la necessità di introdurre un complesso sistema di veicoli autonomi che non siano in grado di comunicare con gli altri utenti della strada, che a loro volta dovranno esser istruiti a comportarsi correttamente in un’infrastruttura i cui costi di creazione e manutenzione spesso saranno insostenibili per le realtà locali? Chi si sobbarcherà tutti i costi per modificare l’attuale rete infrastrutturale dei centri urbani o quale politico si accollerà la responsabilità della impopolare decisione di dover far aggiornare periodicamente i conducenti sui più recenti aggiornamenti dei veicoli?

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